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Che la sanità stia sempre più diventando un affare per i privati lo constatiamo di persona quando anche per le prestazioni più semplici ciò che nelle strutture pubbliche richiede mesi di attesa negli ambulatori e nelle cliniche private è possibile già l’indomani (pagando profumatamente, of course).

A confermarcelo arrivano un’indagine della Cgil e una novità nel campo del pronto soccorso. Entrambe le notizie sono raccontate da L’eco di Bergamo.

La prima è di carattere generale e ci certifica che negli ultimi nove anni i ricoveri negli ospedali pubblici sono diminuiti del 3,4% a vantaggio degli ospedali gestiti da privati. Nel settore dei Day hospital, invece, il travaso è stato ancora più marcato: -16,87%. E qui il business è più evidente, con le cliniche trasformate in catene di montaggio che sistemano pazienti a ritmo continuo (esperienza diretta). E poco importa che i ricoveri siano convenzionati. Le risorse pubbliche vengono comunque dirottate verso chi si fa carico solo dei servizi più remunerativi.

Ma forse la notizia più preoccupante è quella apparentemente minore. È quella che ci racconta come al Policlinico San Marco di Zingonia sia stato avviato in via sperimentale una sorta di quasi pronto soccorso (così è stato definito caritatevolmente dal quotidiano curiale). Cioè, chi sta male ma non troppo e non ha voglia di passare ore in attesa al P.S. ecco che si può presentare a Zingonia senza bisogno di prenotare. E alla modica cifra di 149 euro si può ricevere assistenza medica e essere sottoposti ad esami di laboratorio (il resto si paga a parte).

Insomma, se apri il portafoglio (ammesso che sia ben fornito) ottieni subito quel che negli ospedali pubblici non è possibile. Tutto lecito, sia chiaro. Ma nel piccolo questa novità conferma che sempre di più il diritto alla salute è una questione di quattrini. Chi li ha si può curare in tempi rapidi, chi non li ha s’arrangi

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