Biondi immobiliare

Vercurago, una volta ultimo paese della provincia, ora ancora nella Diocesi di Bergamo. Al ristorante La Sirena trovo Dino Zandegù, velocista della Salvarani di Gimondi. Invecchiato – anche lui sugli ottanta – la pelle raggrinzita, capelli bianchi ma senza calvizie, ancora possente come lo ricordo nelle telecronache raccontate da Adriano De Zan.

Vi dico qualcosa se dico che questo signore è Zandegù?” è la domanda che il gestore rivolge ai clienti del tavolo vicino. Lui è seduto, solo, al tavolo accanto. Qualche esitazione. “Si vede che siete di altri tempi”. Mi intrometto e rispondo: “Certo, il velocista dal guizzo vincente, Gimondi, Adorni, Eddy Mercks”. In attesa del piatto scambio qualche frase.
Come mai da queste parti?
Vendo vino
Ma va!
Vino di Moser. A lei piace il vino?
Ne bevo poco. In famiglia lo beveva il papà ma tutti abbiamo seguito la mamma. Pensare che portava in giro damigiane di vino!
Allora se fossero tutti come lei io dovrei chiudere”.
Vengo a sapere che abita a Milano. E’ nato e cresciuto nel padovano. “Perché è ha intrapreso la carriera del ciclista?” “Al mio tempo dove vivevo io c’erano due possibilità, o la carriera del prete o quella di andare in bicicletta”. Gli chiedo di Gimondi, “Duro coi gregari?” “Affatto, un vero professionista. Era serio, uno che le cose le faceva bene”. E’ amico del ristoratore, “patito di ciclismo” come mi dice “nato in bicicletta, morirò in bicicletta”. Quando giunge il piatto lo saluto. Simpatico questo Zandegù, come allora di poche parole, che non si tira indietro.

A Vercurago c’è la Chiesa dei Santi Protaso e Gervaso, “ma il nostro Santo è San Girolamo” mi dice la bibliotecaria. La Chiesa è in stile barocco con un bel portale all’ingresso. La pregevole tela dell’altare maggiore che rappresenta il Martirio dei santi patroni è di Francesco Cappella, detto il Tiepoletto, data la sua bravura e vicinanza al maestro. Nato e formatosi a Venezia lavorò tanto a Bergamo e in provincia. Abbiamo il suo autoritratto alla Carrara.

“Libri sul paese? Non ci sono ma stiamo raccogliendo un materiale per future ricerche, articoli, documenti, studi particolari, pubblicazioni settoriali, recensioni, biografie di personaggi nati o vissuti qui”.

Personaggi meritevoli che qui son passati o hanno vissuto; come Antonio Gonelli Cioni, medico e cultore di lettere. Si occupò di bambini svantaggiati. Una lapide sulla casa lo ricorda: “fondò il primo Istituto italiano per bambini frenastenici”. Il papà era amico del Manzoni. Al suo attivo un sacco di pubblicazioni, di pedagogia, per gli educatori, sull’ortofonia, manuali per la scuola. Era nato a Firenze poi era finito a Chiavari.

Samuele Biava fu poeta, nel circolo dei Romantici, con Manzoni, suo vicino di casa. I suoi venivano dalla Val Taleggio. Nacque a Vercurago quando il padre si trasferì qui in qualità di doganiere; qualche anno e la Repubblica veneta sarebbe scomparsa. Il paese allora era fatto di pescatori e sulla collina si coltivavano gelsi e vigne. Fu musicista e sostenitore del bisogno di tradurre preghiere e canti in lingua accessibile al fedele. Qualche suo testo fu musicato da Donizetti. La bibliotecaria mi cita un canto in occasione dei funerali che io ricordo. Lo cantavano tutti, una melodia lenta, solenne, “la pace dei Santi concedi o Signore”.

Nei miei ricordi di ragazzo il torrente Gallavesa era un confine. La strada per noi saliva a Somasca, a San Gerolamo. Bisognava fare la scala santa, in ginocchio, un’ave Maria per gradino, magari la messa, ma per noi era una gita, c’era qualche amico, un dolcetto dalle bancarelle, le cappelle, il castello, il bosco.

Nella passeggiata sul lungolago godendo del perdurare dell’estate, l’emozione di vedere molti svassi, tanti insieme non li avevo visti. Di solito sono in coppia, il becco a punta, il ciuffetto, e presto a sparire in acqua a ricomparire più in là. Si sono raccolti, vicino a riva, protetti dal canneto. Alcuni stanno ancora volteggiando, temporeggiano come i cavalli al Pallio di Siena prima della mossa. C’è agitazione. All’improvviso, come al via della gara, si sollevano, i primi decisi, poi sempre più numerosi, una calamita. Se ne vanno a svernare altrove. Hanno ricevuto il segnale del cambio di stagione.


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