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La fenomenologia dello spirito di Hegel. Lezione Massimo Cacciari

Opera pensata ancora sull’onda della Rivoluzione francese quando Hegel con i compagni di stanza, Schelling e Holderlin, aveva festeggiato le idee nuove piantando l’albero della libertà sulla piazza di Tubinga. La filosofia vive il proprio tempo. Non si tratto tanto di capire il momento storico o quel che capita ma piuttosto di catturarlo (Fang) e lo si afferra quando si ha il concetto. Si fa esperienza (Erfahrung) della coscienza, non si assimila un sapere astratto.

Con il 1789 l’ordine salta, e giustamente afferma Fichte: “tu hai tanto il diritto di essere libero ma il dovere (sollen) di esserlo”. La rivoluzione è uno sconquasso, momento irreversibile, anche se Napoleone salutato come “il cosciente di sé” lo deluderà. Come altri: Beethoven cancellerà la dedica a Napoleone della Sinfonia Eroica.

La Fenomenologia afferma che il passato è da riconsiderare. Noi nasciamo dal passato e la storia ce lo conduce. La coscienza dell’umanità è un viaggio, si tratta di comprendere il senso del cammino. Il nuovo nasce nel ricordo (Erinnerung) che penetra (innere) nel presente. Non siamo individui isolati; il sangue della storia, che è tradizione cultura linguaggio, scorre in noi. Il viaggio della coscienza raccoglie la storia del nostro Occidente, un viaggio che è di formazione (Bildung).

La coscienza parte dal livello sensitivo e lo traspone al livello superiore, al concetto. Procede per livelli, arriva all’uno senza dimenticare l’altro né accantonarlo, conserva (Aufhebung) il livello precedente per superarlo. A che scopo? Costituire l’essente, comprendere la sostanza, esprimere il concetto.

La coscienza, che è autocoscienza, non vive nel mondo pacificamente ma in lacerazione. Trova un mondo estraneo, irrazionale, e non è felice. Il suo è un camminare nel dubbio e nella disperazione. Storicamente ci sono stati due modi di reagire, l’atteggiamento dello scettico e quello dello stoico. Lo stoico si ripara dietro la propria virtù, lo scettico è rinunciatario perché non vede soluzioni; uno a contemplare la trascendenza l’altro precipitato nell’immanenza.

I momenti storici, come quello della Rivoluzione francese, aiutano a prendere coscienza. La coscienza occidentale ha attraversato diversi momenti con variegati atteggiamenti e così a noi è giunta.

La religione, in particolare quella cristiana, manifesta lo spirito e gli dà una mano, mostra e opera. Nel Cristianesimo Dio si incarna, il logos divino “si immanentizza” e così supera la lacerazione. Ma per Hegel non basta. Occorre lo sguardo filosofico, si tratta di comprendere razionalmente, non di credere.

L’ideao concetto (Begriff) è storia concreta, dove si raccoglie il nocciolo delle civiltà. Nella modernità l’idea si è fatta scienza, conoscenza scientifica e tecnica, sapere teorico e pratico, che domina la natura e la produce.

Lo spirito è sempre all’opera ed Hegel ne racconta l’azione nelle affascinanti pagine della Fenomenologia. Il lavoro (Arbeit) prima era solo di sopravvivenza, era schiacciato sulla natura. Poi con la forza della mente è diventato produttivo e capace di legiferare sulla natura, sapere non tanto contemplativo ma generante e trasformante, come il maestro d’opera che sa e produce. La scienza è lavoro dello spirito, è la fatica del concetto che si realizza e manifesta. Ci vuole sforzo (Zwang) per uscire dalla costrizione; richiede lotta (Kampf). Il servo della gleba è alle prese con un padrone (Herr) che vuole impadronirsi dei suoi frutti, così come oggi ci sono padroni che contendono il lavoro produttivo e creativo dello scienziato.

Non siamo più guidati dalla forma da realizzare come per Aristotele. Tutto è forma e atto per Hegel. In ogni momento l’essente si realizza nel pieno delle sue forze, nella sua energia, nella realtà razionale. E’ una storia di meravigliose creazioni, di libertà. Lo spirito si incarna e si riconcilia con il mondo e la storia reale, che è arte religione filosofia, e perviene alla coscienza di sé.

La filosofia lo rispecchia, non inventa, ma è il proprio tempo appreso nel pensiero che va in fondo, presente che assimila il passato per gli sviluppi futuri.

Bergamo Liceo Mascheroni, 23 gennaio 2024

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