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Clamore mediatico sulla notizia delle dimissioni di Julian Carron da Presidente della Fraternità di comunione e liberazione. Questo perché in Italia non siamo molto abituati al fatto che personaggi che rivestono incarichi apicali si dimettano. La ragione risiede nella etimologia stessa della parola: infatti, il verbo “dimitto”, nella lingua madre – il latino – è esclusivamente transitivo: “mandar via, licenziare, congedare”. Non esiste, quindi, la forma riflessiva ed è per questo che nel nostro paese, anche a livello lessicale, il gesto delle dimissioni venga immediatamente visto come qualcosa di “sorprendente” e/o, tornando all’ambito lessicale, una sorta di “francesismo” linguistico.

All’origine della decisione, si legge sul sito di Comunione e Liberazione, c’è «il Decreto Generale Le associazioni di fedeli, che disciplina l’esercizio del governo nelle associazioni internazionali di fedeli, promulgato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ed entrato in vigore l’11 settembre 2021», il quale «stabilisce che “I mandati nell’organo centrale di governo a livello internazionale possono avere la durata massima di cinque anni ciascuno” (art. 1) e che “La stessa persona può ricoprire un incarico nell’organo centrale di governo a livello internazionale per un periodo massimo di dieci anni” (art. 2).

Il Dicastero vaticano stabilisce inoltre che «le associazioni nelle quali, al momento della entrata in vigore del presente Decreto, sono conferiti incarichi nell’organo centrale di governo a livello internazionale a membri che hanno superato i limiti di cui agli articoli 1 e 2, debbono provvedere a nuove elezioni entro e non oltre ventiquattro mesi dalla entrata in vigore del presente Decreto» (art. 4), cioè entro e non oltre l’11 settembre 2023. Essendo presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione da oltre dieci anni, don Julián Carrón ha deciso di dimettersi da tale carica, per favorire da subito il processo di cambiamento richiesto alle associazioni internazionali di fedeli riconosciute dalla Santa Sede.

Chi scrive è, personalmente, un grande estimatore di Don Julian Carron in quanto sono cresciuto anche grazie al suo magistero che vedo pienamente confermato anche in questa sua scelta che, come emerge dal comunicato ufficiale, può essere vista come una straordinaria opportunità che, parafrasando lo scrittore Francesco Merlo, provo a divulgare così: “Ci si dimette per immettersi nella pienezza della realtà, dei sentimenti, delle emozioni. Ci si può dimettere da manager, per immettersi nel padre di famiglia, nell’amico. Ci si può dimettere dalla direzione di un giornale per curare sé stessi, i parenti, gli amori, la scrittura, i viaggi, lo studio, gli affari

Dimissioni da un ruolo, quindi, che corrispondono anche ad un invito ad immergersi ancora di più nella “autocoscienza ecclesiale” come espressamente indicato da Don Julian Carron nella sua lettera. Concludo con i miei personali e sinceri auguri a Don Julian Carron per questo suo nuovo inizio di immersione nella realtà.

Leggi anche: Il nuovo libro di Julian Carron. L’intervista a Tommaso Minola

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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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