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Operazione Tedoldi n. 12 ***

Lo dico subito: la mia decisione non è definitiva. Smettere di giocare tornei di scacchi dal vivo per concentrarmi soltanto su quelli online a cadenze daily, be’, mi frulla in testa da tempo. Mi convinceva poco quando ho cominciato a pensarci, in momenti in cui il mio elo era crollato miseramente sotto i 1400, mi convince un po’ di più adesso, dopo l’adeguamento effettuato dalla Fide per i giocatori under 2000.

Il fatto è che, negli ultimi 4 anni a cominciare dal lockdown causato dalla pandemia di Covid 19, ho giocato massicciamente in internet. Ho cercato siti dove poter giocare gratuitamente, come Lichess.org e Chess.com (più un’altra decina, complessivamente). Adesso mi sono stabilizzato su 6 siti, dove ho in corso tra le 50 e le 100 partite contemporaneamente, a seconda dell’organizzazione dei vari tornei. In totale ne ho giocate circa 1800.

Puntualizzo «in corso» perché gioco a cadenza daily, l’equivalente online del vecchio gioco per corrispondenza. Nell’epoca pre-internet, si potevano giocare partite con scacchisti di tutto il mondo via cartolina postale. Le partite e i tornei potevano durare mesi o anni ma non era un problema per gli appassionati: dei servizi postali nazionali ci si poteva fidare, e c’era il valore aggiunto di creare rapporti internazionali nello spirito «gens una sumus», come da motto della Fide. Nell’epoca della guerra fredda tra occidente e blocco sovietico, le cartoline scacchistiche erano tra le poche forme di comunicazione consentita tra i le persone dei due blocchi.

Oggi c’è internet, e il gioco daily consente di disputare partite anche non in presenza dell’avversario. Quando sono pronto, muovo; quando è pronto, muove. Resta aperta la questione del cheating, ovvero dell’aiuto informatico. Molti preferiscono, quando giocano in internet, le cadenze veloci o velocissime, per impedire che gli avversari si avvalgano appunto dell’aiuto del computer o anche del cellulare (che basta ampiamente, con le potenze oggi disponibili). Nel daily l’uso di macchine è molto più facilitato, ma in quasi tutti i siti l’agreement tra i giocatori riesce a evitarlo. Le partite si analizzano al computer, ma dopo averle giocate, non durante. Lo scopo di giocare a cadenze così lunghe è prendersi tempo per pensarci bene, capire al meglio possibile. E poi studiare.

Personalmente ho trovato alcuni vantaggi, in questa modalità. Innanzitutto posso giocare partite di scacchi 960, cosa che nei tornei dal vivo è praticamente inesistente. C’è un sito specifico, SchemingMind.com, dove è possibile giocare anche la variante Dfrc, ovvero 960 non simmetrico (con 921˙600 diverse possibili disposizioni di pezzi).

Oltre a questo in internet ho avuto e ho la possibilità di disputare partite con scacchisti titolati over 2000, in alcuni casi anche GM. E questa cosa, dal vivo, mi era successa soltanto in rare occasioni particolari, come le simultanee. L’effetto sul mio elo è stato positivo. In Lichess sono salito oltre i 2000, per un periodo, in Ficgs sono stabilmente over 1700. Il tutto, da notare, è gratuito. E posso praticare compatibilmente con i miei impegni e i miei orari.

Nei tornei dal vivo, occorre quasi sempre pagare quote di iscrizione, prevedere costi per viaggi, alberghi, ecc. Ok, si fa turismo, si conoscono persone dal vivo, si stringono rapporti di amicizia. Ci sono i pro e i contro. Una decisione definitiva non l’ho ancora presa.

*** (L’Operazione Tedoldi è una cosa che mi riguarda personalmente. È cominciata da una chiacchierata fatta al Circolo scacchistico di Treviglio intorno al 2007, e da una domanda che molti giocatori si pongono: un adulto che sappia giocare già da molti anni, pur essendo una schiappa come il giorno prima di imparare il gioco a che livello agonistico può arrivare…? Secondo un’opinione consolidata il limite è 2000 elo. Io ci sto provando)

Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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