Franco Cassano (Il pensiero meridiano) definisce l’alterità come il lato d’ombra di ogni identità. Nell’identità c’è qualcosa di oscuro che si sottrae allo sguardo, contrariamente a quanto il concetto stesso suggerirebbe, tale e quale, il chiaro e trasparente sé stesso. L’ombra è propria del corpo. I corpi fanno ombra. Il corpo oscilla tra quel che si vede e quel che si nasconde. Come nel racconto di Hugo von Hofmannsthal musicato da R. Strauss, La donna senz’ombra, in cui la figlia del Re degli spiriti, ridotta dall’incantesimo a restare senz’ombra, finalmente la ritrova raggiungendo la pienezza della sua dimensione umana. Senza l’altro non c’è il sé. Siamo nella categoria del desiderio.
Il desiderio è un’esperienza fondamentale dell’essere uomo. Platone (Simposio) lo lega alla mancanza: non possedendo una certa cosa la vogliamo. La filosofia stessa ha la forma del desiderio, desiderio di sapere: non possedendolo lo cerchiamo. Il dio non ha bisogno della filosofia; nessun desiderio di sapere lo anima, semplicemente perché ce l’ha già.
L’etimologia della parola, de-sidus (dalle stelle) indica qualcosa che sta fuori, lontano, tra un vuoto da colmare. La mancanza spinge a uscire, andare oltre per avere ciò che non si ha. Hegel compie una riflessione decisiva a proposito del desiderio (Begierde), brama che muove verso l’altro. Incontriamo altri soggetti con la stessa brama, il medesimo desiderio di affermarsi e di vivere. I desideri cozzano. Si lotta per autoconservarsi, per sfuggire alla morte. Anche a scapito degli altri. La lotta è ben tematizzata nella Fenomenologia dello spirito. Il cammino che la coscienza compie per il sapere di sé passa attraverso il conflitto tra servo e padrone. Nel lavoro l’uno si fa servo, l’altro padrone. Il padrone finisce per dominare e così soddisfare il suo desiderio. Il servo no, è soggiogato, ma in tale condizione acquista consapevolezza di sé. La sua autocoscienza è quella di essere sfruttato.
La coscienza permette ad ambedue di uscire dalla “pace animale”; ambedue mossi dal desiderio, con due punti di vista, due autocoscienze, due modi di staccarsi da sé e dalle cose. Evidentemente con uno squilibrio. Lo sguardo di Hegel, commenta Ortega y Gasset, è uno sguardo da imperatore. La filosofia del ‘900 fa un passo successivo. Il desiderio agisce sia a livello individuale che a livello sociale. Nella nostra natura comunicativa il bisogno di relazione e il bisogno di riconoscimento vanno di pari passo. Il desiderio è radicato nel mondo, nella realtà di corpi, tutti alla ricerca di intese. La comunicazione si sviluppa su una comune base di intenzioni, nel sapere quel che diciamo e anticipare quel che l’altro sta per dirci.
Il riconoscimento è reciproco. IO soggetto che guardo mi accorgo di essere sotto lo sguardo dell’altro. Ho coscienza di essere oggetto, il che mi dà quell’oggettività che da solo non avrei potuto attribuirmi, ma insieme desidero che l’altro mi riconosca. D’altra parte l’altro che mi guarda, per il quale soggetto io sono oggetto, vuole che io sia il soggetto in grado di riconoscerlo. Il desiderio è doppio, desiderio di essere desiderato. Il desiderio necessita però di autolimitazione: l’incontro con l’altro si cala nel vivere sociale, nel groviglio di diritti e doveri che ciò comporta. Diversamente si cade nel misconoscimento, o si finisce per fagocitare l’altro. Judith Butler, filosofa statunitense e attiva nelle tematiche politiche e sociali, rilegge il giovane Hegel ancora tutto preso dalla tematica dell’unità. I corpi non sono uguali, i corpi creano una asimmetria, e nel contesto culturale confliggono. La Butler delinea una soggettività da costruire nella reciprocità. Siamo gli uni nelle mani degli altri. Ciascuno è responsabile del proprio corpo e dei desideri che lo muovono, e insieme dei corpi degli altri con i loro desideri. A noi spetta di configurare un’etica di riconoscimento intersoggettivo.
Resta una questione. Nella società della smaterializzazione, dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi che tutto predispongono, è ancora fondativa la dimensione della corporeità? Nell’immagine di ragazzi ripiegati sui cellulari e isolati tra loro, con le tante immagini mediatiche di corpi offesi e facili ad apparire come a scomparire, i corpi non diventano forse dei residui, ombre solo e non più corpi?
Sintesi della relazione di Clementina Cantillo
IL DESIDERIO TRA IDENTITA’ E ALTERITA’
Bergamo, Auditorium Liceo Mascheroni, 8 aprile 2025
all'interno del Programma Noesis 2024/2025