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Mi ero ripromesso di andarci al Museo delle armi “Luigi Marzoli” alla rocca, sul colle Cidneo di Brescia. La giornata è ideale. Da qui si gode il paesaggio della città. Siamo gli unici visitatori. Corazze e armature, armi bianche, armi di offesa e difesa, aste, picche, alabarde, falcioni, cannoni, mazze, spade, spadoni, sciabole, pugnali, archibugi, moschetti, fucili, pistole, pistoloni, scodellini per la polvere, acciarini maglie spalliere ginocchiere. corsaletti, corpetti, visiere, elmi stivaletti, scudi. Di battaglia, per i tornei, di parata. Armi bresciane, spagnole, tedesche, venete, milanesi, piemontesi, toscane.

Ci sono le maglie di ferro che proteggevano i cavalieri nel Medioevo dalle punte delle spade, non certo dai colpi delle mazze. Inquietanti visiere ben esprimono la ferocia degli scontri. Severe armature proteggevano i cavalieri nei tornei come quello che il Colleoni inscenò nel Castello di Malpaga in occasione della visita del Re Cristiano di Danimarca (1476). Gli elmi sono di diverse fogge. Viene spontaneo pensare ai copricapi delle guardie svizzere. Non solo per gli scontri ma anche per i passaggi tra le case o sotto le mura della città. Il casco non ha mai abbandonato la storia dell’uomo fino ai caschetti dei muratori. C’è qualche falconetto, o bombarda, simile a quella che colpì il promettente comandante Giovanni delle Bande Nere, intenzionato a fermare i lanzichenecchi sulla via di Roma. Morì per la cancrena alla gamba e il tentativo di scongiurare il Sacco di Roma fallì (1527). Spade e spadoni qui allineati e quiescenti ebbero la loro parte nell’impresa di Pizarro nella Conquista contro i guerrieri dell’Impero Inca che combattevano con armi di rame. E’ celebre il ritratto di Carlo V fatto da Tiziano (1548) che indossa una prestigiosa armatura ricoperta d’oro e d’argento sul cavallo bardato e protetto da raffinata bardatura ferrea.

Nel museo si possono osservare e decifrare, come un codice medievale, le ricche decorazioni delle corazze finemente cesellate a motivi floreali o faunistici, stemmi e figure mitologiche, come la pelle dei tatuati d’oggi. Le lunghe picche svedesi svolsero la loro parte negli scontri tra cattolici e protestanti nella Guerra dei Trent’anni (1618-48). Riuscivano a tenere a bada la cavalleria nemica e a ridurne la forza d’urto. Dai film siamo stati edotti a riconoscere le spade dei Tre moschettieri, strette e appuntite, con guardia a scodella per proteggere la mano, che colpiva di stocco.  I pirati facevano uso sbrigativamente di pistole e negli abbordaggi si avvalevano della sciabola, pratica nel combattimento ravvicinato e robusta per penetrare tra corde, tele e legni.

Nella Guerra d’Indipendenza americana (1776) entrano in scena le baionette, lunghe, sottili, micidiali, una volta esaurite le scariche dei fucili. Questi intanto diventavano moschetti che avevano la canna con scanalature a spirale imprimendo così al proiettile una rotazione. Erano più precisi e colpivano a distanze maggiori. A Mentana, nel tentativo di prendere Roma (1867), i garibaldini ebbero la peggio non per il coraggio ma a causa del male armamento contro l’esercito pontificio e gli ausiliari francesi che disponevano di un nuovo fucile in grado di caricare 12 colpi al minuto. L’arma preferita dai banditi era il trombone che si poteva caricare con un po’ di tutto, chiodi, sassi, pezzi di vetro. Più che colpire era un modo per aprirsi una via di fuga. Qui si ritrova l’armeria di quattrocento anni.

C’è l’industria bresciana del ferro e delle armi, di Gardone e della Val Trompia. C’è la tecnologia che si evolve. Dalla lancia all’alabarda con un innesto a più lame che rientrano. Evolve il sistema di accensione e sparo, il blocco del grilletto per far partire il colpo. Si vedono i primi cannoni formati da un fascio di piattine di ferro che creano il foro come fossero i pezzi di un arco murario. Le spade corte romane si allungano in spadoni che necessitavano di uomini di forza. Cambia il materiale, si creano acciai più resistenti e le lame si alleggeriscono. Il mercato d’armi diventa mercato di lusso. I nobili le esibiscono nelle loro ville. Si crea il collezionismo. I sacchetti per contenere la polvere da sparo diventano borsette in pelle lavorata, quasi scrigni di gioielli.

La guerra domina. Parla al maschile. Si può immaginare cosa abbiano lasciato quelle armi dietro sé.

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