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Luca Montanelli, 22 anni, è il nuovo segretario della Lega di Stezzano. E’ stato eletto sabato 9 aprile durante il Congresso che non si celebrava da 6 anni. A 22 anni, Montanelli è il segretario più giovane di un partito nella storia della città e il segretario della Lega più giovane della provincia di Bergamo.

Luca Montanelli, i tuoi obiettivi da neoeletto Segretario?

L’obiettivo è uno solo: le elezioni amministrative che nella nostra città arriveranno nel 2024. Non è “un appuntamento”, ma è “l’appuntamento” per eccellenza. Ho ribadito al Congresso di ieri che occorre iniziare fin da subito iniziare a lavorare per costruire un’alternativa seria al centrosinistra che governa Stezzano. Non voglio parlare per il momento di candidati o nomi, ma di idee per la città. Cominciamo ad ascoltare le associazioni, cosa che io ho sempre fatto anche prima di diventare segretario, i civici vicini alla nostra area politica, gli altri partiti del centrodestra e qualunque persona che voglia darci una sua per migliorare la città. Partiamo da qui.

Cosa trovi nella politica?

L’unico mezzo per cambiare le cose e cercare di costruire un domani migliore per le generazioni future. La politica non è altro lo strumento per fare questo. Purtroppo oggi molte persone si disinteressano alla politica perché la vedono distante dai problemi reali e noi dobbiamo impegnarci proprio a riportarla alla realtà. La politica è quella cosa che non si può ignorare perché ci circonda ed è fatta di decisioni che incidono sulla nostra vita quotidiana. Basti pensare alla qualità dell’aria che respiriamo o dell’acqua che beviamo. Tutto oggi deriva da decisioni politiche e quindi o ci occupiamo noi della politica oppure sarà la politica ad occuparsi di noi. Lo diceva il grande Fabrizio De André: “Per quanto noi ci crediamo assolti siamo per sempre coinvolti”.
Certo, occuparsi di politica a 22 anni spesso non è facile perché certa gente apprezza il tuo impegno, ma altri invece ti criticano per qualsiasi cosa tu faccia. Però ti fa crescere e soprattutto dopo un po’ ti fai le spalle larghe.

Le tue impressioni “da giovane” sul futuro dell’Italia?

La realtà di oggi è poco rosea. Il nostro Paese ha risentito molto sia della pandemia, che purtroppo ha causato morti e perdite di posti di lavoro, e ora sta risentendo molto dell’aumento dei prezzi causato dalla guerra in Ucraina. La situazione internazionale è difficile e complessa, servirebbero ore per analizzarla. Semplificando però possiamo dire che se la guerra termina, e speriamo tutti che termini il prima possibile, i prezzi tornano ad abbassarsi e, cosa più importante, i civili ucraini innocenti non rischieranno più di essere uccisi. Per il breve-medio periodo quindi se la guerra continua il nostro Paese soffre, mentre se finisce torna a rialzarsi.

E nel lungo periodo?

Per il lungo periodo invece serve cambiare l’impostazione attuale con cui ci si approccia ai problemi del Paese. Senza l’Autonomia e senza concedere più poteri agli enti locali non si va da nessuna da parte. Il nostro Paese è pieno di criticità: è sufficiente vivere la vita quotidiana per accorgersene. Se pensiamo di affrontare tutti i problemi a livello centrale non riusciremo mai a risolverli. I problemi vanno affrontati a livello locale, dagli amministratori locali, che però oggi hanno ancora troppi pochi poteri per fare questo. Faccio un esempio semplice: in una città arrivano soldi dallo Stato centrale, ma arrivano con il vincolo di destinazione e quindi è lo Stato a dirti come devi spenderli. Ora, chi è che sa meglio dove vanno spesi i soldi per quel Comune? Un politico a Roma che non sa nemmeno in quale Regione si trovi quella città oppure i consiglieri comunali che conoscono nel dettaglio i problemi che ha la loro città?
Per tornare alla domanda: se cambiamo modo di pensare e facciamo affrontare i problemi del Paese a chi li conosce davvero nel dettaglio, allora il futuro dell’Italia lo vedo più roseo di quanto non lo sia ora.

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