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Riprendiamo, in questa seconda parte l’importante raccolta di inediti dal titolo: “Piccole grandi storie della Chiesa di Bergamo”, edita dal centro Studi Valle Imagna, curata dall’appassionato studioso di vicende della chiesa di Bergamo, mons. Ermenegildo Camozzi, per presentare nuovi documenti delle vicende di cui fu protagonista, più o meno consapevole, l’arciprete di Seriate don Stefano Gatti tra il 1848 e il 1849,don Stefano Gatti.

Nel precedente post del 4 marzo 2023 (leggi qui) abbiamo ripreso gli scritti del settembre del 1848 dello stesso sacerdote e il decreto del vescovo del gennaio 1849. Una  terza comunicazione – che riprendiamo ora – venne redatta da mons. Carlo Gritti Morlacchi, vescovo di Bergamo, nel mese di aprile sempre del 1849. E’ una lettera redatta in un elegante latino e inviata alla Congregazione del Concilio.

Iniziava con queste parole: “Eminentissimi Domini Verendissimi … properamus exponere … in causa archipresbiteri Stephani Gatti della chiesa archipresbiterali loci de Seriate“.

In oltre tre pagine scritte in modo fittissimo veniva illustrata tutta la questione.

In sintesi veniva ricordato come il primo incarico di don Gatti si era svolto presso la parrocchiale di Casirate. In seguito era diventato parroco di Poscante. Sebbene l’estensore affermasse che “ … non risulta come si sia comportato” in questa località aggiungeva che il trasferimento a Seriate. nell’anno 1828, veniva richiesto da ” … per l’evidente pericolo cui si trova esposta la mia vita,come è noto a vostra eccellenza reverendissima” per cui ” … si evince abbastanza che lo stesso anche in quella parrocchia avesse attratto inimicizie e odio: uomini degni di piena fede ci attestano che queste cose furono provocate per il suo agitato carattere“.

Continuava: ” … in lui è sempre stata lodevole l’integrità dei costumi” ma era ” … non poco avido di denaro, duro verso i poveri, che raramente andava a visitare se ammalati,aspro nei modi, pervicace, imprudente, veemente“.  Pertanto erano giunti ” … da vari uffici. ossia la fabbriceria,la deputazione comunale, la delegazione provinciale reclami contro di lui“. Non era mancata, da parte della curia diocesana una ” … assidua opera perché si riconciliasse con il suo gregge,esortandolo, ammonendolo, rimproverandolo, perché facesse migliori frutti. Ma furono inutili le parole e le minacce . Era stato inviato anche un coadiutore per ” … emendare ciò che in lui mancava… ma nessuno riusciva a sostenere lungamente la sua avarizia e le vessazioni“.

Tra le altre notazioni citava anche quanto successo durante i riti di una festa del Corpus Domini: al momento della processione sacerdoti e fedeli volevano uscire dalla porta principale; don Gatti, invece, con l’ostensorio “improvvisamente tornò indietro, ripose l’Eucarestia, e raggiunse la sacrestia godendo del fatto. Ma il popolo fu preso da tanto furore, che se non ci fossero stati alcuni che con parole e forza potente riuscirono a toglierlo dalla concitata moltitudine, sarebbe stato certamente dilaniato“.

Ma le critiche del vescovo a don Gatti si rifacevano anche ad aspetti più generali: ” … tutta la vicaria, nove sono infatti le parrocchie soggette a quella di Seriate, è stata trascurata, disordinata, dal momento che nessuno dei parroci gli prestava riverenza per la sua ruvidezza e il modo bizzarro di trattare i negozi demandati al vicario foranea; è per questo motivo che alcuni di loro vollero essere sottratti alla sua giurisdizione. Da questo derivarono reclami, alterchi, sollecitazione continua che provvedessi alle necessità di tante e importanti parrocchie e vicaria“.

A questo punto della sua lettera il vescovo dava una sua versione del violento scontro tra don Gatti e i suoi parrocchiani:Le cose sono continuate in questo modo fino al mese di marzo della scorso anno, quando una moltitudine di parrocchiani ormai irritata per la situazione, presa occasione di alcune espressioni pronunciate dallo stesso nel sermone, che a quel tempo potevano essere divisate come contrarie al nuovo ordine della cosa pubblica, lo affrontò malamente. Alcuni dei maggiorenti della parrocchia vennero subito a noi supplicando di provvedere per togliere i pericoli per la sua impudenza, sedare la contorta tempesta”.

Mons. Gritti Morlacchi, si può ben dire, si esprimeva in modo molto prudente ma, soprattutto, esplicitava la sua contrarietà agli atteggiamenti del parroco. Nelle settimane successive non mancarono altri scontri che videro una seconda violenta contrapposizione tra l’arciprete e i partecipanti ad un funerale allorché ” … la moltitudine, non ancora pienamente domata, di nuovo irritata contro di lui, il quale nella confusione suscitata fu percosso nel trambusto e leggermente ferito“. In seguito a queste vicende, il parroco veniva rimosso e sostituito con un vicario parrocchiale la cui condotta fu talmente ben vista dai Seriatesi che indirizzarono una petizione firmata da quasi tutti sollecitando ” … di confermare lo stesso vicario finché fosse vivo l’arciprete“.

Don Gatti, però, non accettò questa situazione e reagì attraverso scritti inviati alle autorità civili del tempo che, però, in quel frangente, si espressero in senso favorevole al vescovo che così dichiarava: “Il commissario plenipotenziari, conte Montecuccoli, preso atto della cosa anche attraverso gli uffici civili,approvò del tutto ciò che avevamo fatto per questo caso e quello che proponevamo di fare“.

Infine, l’ordinario diocesano ricordava quanto definito nel suo decreto del 18 gennaio nel quale allontanava don Gatti dalla chiesa di Seriate  in quanto la di lui ” … opera sarebbe più di danno che di salute ai posteri tutta la parrocchia“. Veniva, pertanto nominato vicario parrocchiale ” … il reverendo presbitero Bernardo Bianchi, che già da dieci mesi ha lodevolmente assolto al compio di vicario“. Tale nomina doveva essere intesa valida ” … fino a che resta in vita l’arciprete Stefano Gatti“.

Nel decreto  venivano definite alcune disposizioni circa l’aspetto finanziario: di assegnò un vitalizio di mille lire austriache all’arciprete. Il resto del beneficio restava in parrocchia: una realtà di ” … 2.500 anime e in un ambito che appare troppo lungo e largo” in cui i ” … poveri sono molti, si presentano ogni giorno e i redditi saranno molto minori nelle prossime locazioni per la calamità dei tempi” per cui “ … la somma lasciata all’arciprete risulta maggiore rispetti ai suoi meriti”. Il decreto veniva emanato il 28 aprile e sottoscritto da Carolus Gritti Morlacchi Dei et Apostolicae Sedis gratia, Episcopus Bergomensis Un ulteriore documento viene presentato nella pubblicazione di cui sopra; alla fine di quell’anno infatti, don Gatti inviò un suo promemoria anche a Papa Pio IX. Nel prossimo post, diremo di questo documento in una rapida sintesi finale.

Prima parte: Quando spararono alla testa al parroco di Seriate don Stefano Gatti – PRIMA PARTE

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Autore

Mario Fiorendi

Studioso di storia locale in particolare del movimento cattolico bergamasco tra fino 800 e inizio 900. Tra le sue pubblicazioni: - "Vincenzo Bombardieri. Una storia civile"; "100 anni fa. Una storia ancora viva. Lo sciopero di Ranica"; un contributo al volume "Alle radici del movimento sociale cattolico a bergamasco".

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