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Riproponiamo sotto forma intervista la conferenza di Angelo Panebianco (politologo e editorialista), tenuta al Festivalfilosofia, Modena nel 2019

Tocqueville è famoso per il suo libro La democrazia in America, scritto dopo un viaggio di studio.
Ma è rimasto alquanto dimenticato in patria, la Francia, e in Europa. In America è sempre stato letto.

Quale la sua formazione?
Appartiene ad una famiglia aristocratica, in parte falcidiata nella Rivoluzione francese. Nasce in piena età napoleonica, nel 1805. Si forma come giudice che esercita per breve tempo. Nel 1830 aderisce alla Monarchia borghese di Luigi Filippo, disapprovato in famiglia. Va in America per studiare quel sistema penitenziario accompagnato dall’amico Gustave de Beaumont. Nel 1839 è eletto deputato e ricopre la carica di Ministro degli Esteri nel 1849. Il Colpo di Stato di Napoleone Bonaparte mette fine alla sua carriera politica. Alla fine della vita scriverà i suoi Ricordi.

Qual è la sua visione filosofica?
Ha uno sguardo da sociologo più che da filosofo. Rifiuta la visione della filosofia della storia di Hegel (“odio quei sistemi assoluti che fanno dipendere gli avvenimenti da una causa”). Al centro dei suoi interessi è il tema della democrazia e confronta il sistema politico di quel paese, quello inglese e il suo in Francia. Due sono le sue osservazioni rilevanti. Una riguarda l’agricoltura, trascurata dalla classe aristocratica in Francia e oggetto di attenzione in Inghilterra. In Francia l’accentramento politico-amministrativo spinge i nobili alla ricerca di prebende dello Stato e perciò si disinteressano della terra. In Inghilterra dove manca un simile accentramento i nobili introducono nuovi sistemi di coltivazioni e nuove tecniche.

E l’altra osservazione?
Riflette sul rapporto che la gente ha verso la politica e le sue istituzioni. I francesi da secoli sono stati tenuti lontani dalla politica, mancano di esperienza nell’esercizio del potere a differenza degli americani che l’hanno sempre esercitato nelle varie comunità locali.

Cosa ne consegue?
Tocqueville ribadisce che le condizioni macro sociali hanno effetti sulle azioni dei singoli così come le azioni dei singoli cumulandosi producono effetti macro sociali. Gli uomini dipendono nell’azione dalle idee che si fanno del mondo ma anche dai costumi e dalle leggi. Tutto ciò crea una politica che può favorire o sfavorire le condizioni di libertà.

Il liberalismo classico sostiene – Constant per esempio – che il cittadino deve essere lasciato libero di fare, commerciare, possedere, chiede una libertà da impedimenti, vuole uno Stato che non sia invadente. Ma Tocqueville va oltre.
Infatti il suo è più un liberalismo etico, di responsabilità. Fa parte di una corrente minoritaria all’interno del liberalismo. La libertà per lui è mezzo non fine. Ad esempio nella democrazia americana vede una simbiosi tra religione e libertà. Sono libere Chiese in libero Stato pur nella separazione. Tocqueville vede positivamente l’operato delle Chiese presenti in ogni manifestazione della vita americana. Così si impedisce che la libertà degeneri in licenza. Gli americani si associano per ogni problema e questo arricchisce la vita civile.

Si dice che gli americani sono più facilmente mossi quando c’è di mezzo l’elezione dello sceriffo della contea che non per l’elezione del Presidente.
Usavano molto la memoria. Purtroppo i nostri pedagogisti l’hanno combattuta. I libri erano nAltra caratteristica della democrazia americana è il federalismo. Pochi i compiti del governo centrale, molte deleghe alle istituzioni locali. Tocqueville nota che gli americani occupandosi delle questioni locali apprendono l’arte dell’azione politica. Scopre quel che Montesquieu aveva solo immaginato: una maledizione accompagna le Repubbliche. Come si vede nel caso di Roma, quando passa da Repubblica a Impero: Roma diventando grande si fece dispotica, se fosse rimasta piccola sarebbe stata facilmente conquistata. Le Repubbliche sfuggono a questo destino confederandosi, come è il caso americano. La confederazione tutela la libertà.

La democrazia americana, secondo Tocqueville, ha qualcosa da insegnare all’Europa.
L’America, per Tocqueville, ha gli anticorpi che impediscono alla democrazia di degenerare, impediscono la tirannia della maggioranza sulla minoranza. In democrazia l’individualismo spinto fa presto a diventare conformismo e quindi chiusura; e gli uomini finiscono per barattare la libertà per il benessere. I classici vanno riletti anche oggi: possono aiutare a capire il malessere della nostra società.

A cura di Mauro Malighetti
Tratta dal video di YouTube rintracciabile a questo link

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