Nel corso del 2024 in Italia sono state emesse, da vari organi istituzionali, 10,8 milioni di cartelle esattoriali, per un valore di 4,4 miliardi di euro. Di esse sono state effettivamente pagate dai cittadini meno di 4 milioni. Mancano all’appello 6,8 milioni di cartelle, per un valore di 1,7 miliardi. Se a queste si aggiungono le cartelle emesse a partire dall’inizio di questo secolo, dall’anno 2000, il dato diventa esagerato: posto 100 il valore totale delle multe, gli italiani ne hanno pagato soltanto 9,6. Quando ci si domanda come mai lo Stato non abbia mai risorse, per gli ospedali, per le scuole, per i lavori pubblici ecc. i dati sopra citati possono aiutare a capire.
I numeri citati sono stati resi noti lo scorso 27 marzo dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, nel corso un’audizione al Senato – e pubblicati dal Sole24ore cartaceo del 30 marzo (articolo firmato da Gianni Trovati, Marco Mobili e Giovanni Parente tra gli altri). Secondo Carbone, a partire dall’inizio del secolo gli italiani hanno accumulato un debito con lo Stato pari a 1˙279,8 miliardi. Più della metà, però, è di fatto inesigibile. 537,35 miliardi sono dovuti da persone nel frattempo decedute, nullatenenti e, nel caso di aziende, ormai fallite e cancellate dai registri; per altri 167,31 miliardi gli uffici stanno ancora tentando di incassare, ma da «profili di riscuotibilità non determinabile» per usare un linguaggio burocratico.
Ma chi non paga le multe?
- 3,47 milioni sono persone giuridiche, cioè in pratica aziende.
- 2,86 milioni sono persone fisiche con attività economiche, cioè liberi professionisti e partite Iva.
- 15,93 milioni sono persone fisiche.
La sintesi brutale è che quello italiano è un popolo di evasori. Paga soltanto chi è costretto da cause di forza maggiore.