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Quattro parole di chiarimento. L’Universo, dal latino unus che vuol dire tutto, l’intero di ciò che esiste e versus, participio di vertere che vuol dire avvolto, raccolto in unità. Ma versus nel significato avverbiale indica direzione, cioè verso l’unità, tendente all’unità. Il vs usato oggi nei messaggini o altro non sono un prodotto originale del nostro tempo ma una copia del passato. Ancora: conoscenza e coscienza non hanno significato uguale. La prima è un sapere intellettuale, ma in qualche modo non coinvolgente a livello emotivo, personale. Anzi determina uno spazio tra il soggetto e l’oggetto. Mentre la coscienza è un prendere atto del coinvolgimento che l’informazione mi ha suscitato e di cui posso usufruirne. Quando dico “Universo dentro te” intendo anche fuori di te. Con queste poche indicazioni possiamo procedere perché l’uomo prenda coscienza del suo essere non nel mondo, ma nell’Universo.


Immaginiamo l’uomo in posizione vitruviana, in una landa deserta della terra. La posizione retta gli permette di poggiare sulla terra e alzando il capo raggiungere il cielo, le stelle, nel senso letterale, cioè di contatto reale, non visionario. Infatti percepisco con i piedi la terra e con la vista raggiungo le stelle. Ho creato uno spazio già di miliardi di anni luce. Se poi giro il capo a 180 gradi a destra e sinistra (vedi Seneca) delle mia braccia, traccio delle meridiane oriente-occidente. Come si può notare ho già creato spazi verticali e orizzontali. Il segno della croce presso alcune civiltà e da noi su rocce di antichi tratturi, avevano questo significato universale. In che senso l’universo è dentro di me oppure che addirittura il mio corpo è un grumo dell’universo? Non è metafora, ma io sono un vero pezzo di cielo, per dirla in modo popolare. Infatti la terra come pianeta s’è staccata da una stella e questa da una galassia e questa da più galassie. Certamente possiamo affermare di essere polvere di stelle, perché il mio corpo è fatto della stessa materia. Come non dire che non veniamo da lontano? Tutti i miti delle civiltà inducono alla divinità, a più dei o a uno solo. Che cosa c’è di vero? Sappiamo che gli animali possiedono sensi diversi e quindi hanno conoscenze diverse. Se avessimo altre doti diverse il nostro Universo sarebbe uguale? Alla prossima la risposta.


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Autore

Giovanni Battista Paninforni

Bergamasco, classe 1941. Fondatore e Presidente di Noesis, libera associazione per lo studio e la divulgazione delle culture filosofiche.

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