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Victor Campenaerts è attualmente uno dei più forti cronoman al mondo. Nel 2019 ha stabilito il record mondiale dell’ora in bicicletta, con 55,089 km (qualche informazione si trova sul sito web dell’Uci, Unione ciclistica mondiale) e nel 2017 e 2018 è stato campione europeo a cronometro su strada.

Uno dei suoi segreti per andare così forte è stato dormire in una camera ipobarica, che simula la scarsa quantità di ossigeno presente in alta montagna, a 4˙700 metri d’altitudine. Il dispositivo è stato inventato per scopi medici, per sollecitare il corpo umano a produrre più globuli rossi e quindi (respirando in pianura dove di ossigeno ce n’è di più) funzionare meglio.

Per i ciclisti e più in generale gli atleti di gare di resistenza, sfruttare meglio l’ossigeno è vantaggioso ai fini della prestazione. Lo fanno, in maniera naturale, coloro che vivono sulle Ande – per esempio Egan Bernal, il vincitore del Tour de France 2019, che è nato in Colombia. Chi utilizza le camere ipobariche potrebbe essere accusato di doping. Almeno in certe nazioni, come l’Italia (ne ha parlato Ciro Scognamiglio su la Gazzetta dello Sport dello scorso 7 luglio). In Belgio, dove è nato Campenaerts, la pratica è invece legale.

Campenaerts però è andato oltre, come ha rivelato in un’intervista al quotidiano Het Laatste Niews: ha utilizzato un macchinario che simula l’ossigeno presente a 10˙000 metri d’altitudine. Che, per l’abitudine umana, è largamente insufficiente. Infatti, come ha detto lo stesso ciclista, mentre lo utilizza non riesce fare niente. Deve stare steso e basta. Anche scrivere al telefonino è troppo faticoso: sbaglia le parole e non capisce bene ciò che fa. La pratica dura un’ora, non di più.

Ci sono vantaggi? Secondo Campenaerts sì: la sua potenza muscolare misurata in Watt non è mai stata così alta.

In sintesi, questo ragazzo di 29 anni rischia di uccidersi per soffocamento ogni volta che utilizza quel macchinario. Il suo scopo è vincere, e pensa che sottoporsi a quella tortura gli sia d’aiuto.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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