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La Chiesa parrocchiale di Ranica fu costruita alla fine del Settecento abbattendo la vecchia. La progettò Giacomo Canova, nipote del più celebre Giovan Battista. Il progetto si ispirava al Pantheon ma l’esecuzione fu dimensionata alle casse parrocchiali. Tra le opere conservate si annoverano autori importanti come Salmeggia, Moroni, Cavagna, Ceresa.

La pala principale posta sopra l’altare maggiore interpreta la titolazione della Chiesa, “dedicata ai Sette fratelli martiri”. E’ la storia dei sette fratelli e della madre Felicita che richiama quella biblica dei Fratelli Maccabei. Si era al tempo di Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, con la religione tradizionale romana in crisi, mentre si affacciavano dall’Oriente altre fedi e i barbari premevano sui confini.

La pala è in restauro. La Parrocchia ha finanziato l’operazione con il Contributo Fondazione Comunità Bergamasca ONLUS. L’autore dell’opera è Francesco Coghetti nato nel rione di San Pancrazio di Bergamo Alta. Dopo gli studi ginnasiali si era iscritto all’Accademia Carrara avendo Diotti come insegnante e Il Piccio come compagno. Fece una carriera di pittore celebrato e richiesto incominciando da Roma dove aprì lo studio nel 1825. Le sue opere hanno il gusto romantico per la storia e la narrazione. Le commissioni gli vennero prevalentemente dalle parrocchie ma lavorò anche per ritratti di personaggi – noto quello a Donizetti – o in palazzi signorili come  Palazzo Torlonia poi distrutto per lasciar spazio al Vittoriale. Riconoscimenti e commesse si interruppero nel cambio di regime, con la fine dello Stato pontificio e l’avvento dell’Italia sabauda.

A Bergamo Coghetti fu chiamato per svariati lavori. Affrescò la cupola del Duomo per esempio, la Gloria di S. Alessandro. Il vescovo di allora, Carlo Gritti Morlacchi, che era di Ranica, gli commissionò la tela dei Sette Martiri, che resta il suo capolavoro. Il pittore ha voluto rappresentare il momento del martirio, quattro fratelli già giustiziati con i carnefici che esibiscono le loro teste e i fratelli piccoli nell’atto di essere tolti alla madre che costretta ad assistere invoca per sé e per loro la forza che viene dall’alto, sotto un cielo che si fa plumbeo. I volti esprimono e suscitano sentimenti di odio o ribrezzo, rabbia o pietà.

Il restauro è realizzato da Orietta Pinessi e Antonio Zaccaria che nella visita ha illustrato le modalità di esecuzione. Ha ricordato come il pittore preparasse la tela, usando una vernice bianca, prima di posare i colori, a differenza del Cavagna che stendeva una vernice bruna col tempo emersa e scurandone il dipinto (Deposizione). Coghetti lavorava non per impasto come Tiziano mischiando i colori, ma per velatura cioè stendendo un colore e una volta essiccato lavorandoci sopra. Il broccato che si vede nei quadri di Moroni è stato ottenuto stendendo prima il rosso e poi infiorando o tracciando righe di bianco o colori vari. Così si guadagnavano gli effetti delle piegature, le arricciature, i peli. Criteri di messa in opera che il restauratore deve tener conto, nella pulizia o per eventuali ritocchi, dato che i colori sovrapposti sono più fragili.

Coghetti lavorò mentre era in atto un cambiamento nella preparazione dei colori. Prima il pittore lavorava in laboratorio e li preparava ricavandoli da terre, pietre macinate, gessi, polveri vegetali. Invece dalla seconda metà dell’Ottocento si resero disponibili colori preparati. Gli impressionisti dipingono all’aria aperta perché con il cavalletto e la tela si portano i tubetti dei colori.

A fine lavoro il pittore dava la verniciatura, per uniformare e rendere lucido. Nel nostro caso due sono state le verniciature e quella superficiale risulta ingiallita e incrostata, data quando il dipinto era ancora a terra, appoggiato sul lato lungo, come si deduce dal gocciolamento, orizzontale rispetto alla posizione normale.

Oggi ci si avvale di una tecnica pittorica e di restauro impensabile anche solo cinquant’anni fa. Si dispone di colori e solventi efficaci senza essere invadenti. Il campo del restauro si è avvalso di ricerche specifiche e di persone altamente specializzate, essendo cresciuto il comparto del restauro in termini di richieste e di finanziamenti.


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