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Fidas Bergamo è una delle associazioni di donatori di sangue presenti sul territorio lombardo. Fa parte delle 80 federate che compongono la FIDAS NAZIONALE (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue), che in Italia è al secondo posto per numero di donazioni effettuate. Come sociabg abbiamo intervistato Mina Rota, presidente della Fidas Bergamo.

Quali sono le principali sfide che la vostra associazione deve affrontare nella raccolta del sangue?

Fidas Bergamo non gestisce Centri di Raccolta, ma invia i propri associati sui Centri Trasfusionali degli Ospedali. E’ impegnata nella diffusione della cultura del dono volontario, anonimo, periodico, consapevole e gratuito che è un bene primario indispensabile al Sistema Sanitario Nazionale. La principale sfida dei tempi attuali è il ricambio generazionale, sia tra donatori sia tra i volontari. E’ un problema del mondo dell’associazionismo. Come già anticipato da uno studio commissionato al Censis dal Centro Nazionale Sangue e da FIDAS nel febbraio 2012, che aveva analizzato il rapporto donatori sulla popolazione, i dati odierni stanno confermando il trend negativo emerso dallo studio. Il tessuto sociale è molto cambiato: la vita media si è alzata, si fa maggior utilizzo di farmaci, si fanno meno figli, si viaggia di più, sia per lavoro sia per piacere. Queste premesse concorrono ad una significativa riduzione delle donazioni. La ricerca ha fatto grandi progressi, ma il sangue non si produce ancora in laboratorio. Il nostro obiettivo primario è trovare il modo di sensibilizzare i giovani e i “giovani adulti”, capire dove incontrarli e come parlare a loro con un ascolto attivo. La nostra sfida è chiedere – ma soprattutto ottenere – un gesto di solidarietà. Un gesto che serve a qualcuno che non si vede e non si conosce personalmente, perlomeno per la maggior parte delle persone alle quali ci rivolgiamo. Il donatore deve essere in buona salute oltre che avere uno stile di vita sano. Ovviamente se è giovane ha più probabilità di poter donare! Un’altra sfida? Stare al passo con lo stile di vita attuale, che è sempre più frenetico e senza un attimo di sosta. Questo vale sia per le associazioni che per i donatori.

Come sta lavorando per sensibilizzare la gente sull’importanza della donazione del sangue?

  • Siamo strutturati con capi gruppo che interagiscono con i donatori, per sensibilizzarli ad una maggior costanza nella donazione.
  • Facciamo attività di volontariato presso i Centri Trasfusionali (dove possibile) così da avere l’opportunità di stabilire una relazione diretta con il donatore;
  • Utilizziamo i social media per comunicare con una platea più ampia, soprattutto giovani;
  • Da pochi mesi abbiamo intrapreso delle collaborazioni informative con gli studenti degli istituti scolastici superiori;
  • Ci affidiamo alla classica pubblicità.

Può spiegare l’importanza del sangue e dei suoi componenti nella medicina moderna ?

Il sangue è patrimonio solo dell’essere umano ed è indispensabile per la vita, non solo del singolo ma anche della collettività Secondo la concezione comune delle religioni dell’antichità, il sangue è simbolo di vita; esso conterrebbe una forza vitale che agisce con un potere magico. E così è per molte malattie. La disponibilità di sangue presso gli ospedali infatti è essenziale per le esigenze di primo soccorso che tutti conosciamo (incidenti, il parto, i trapianti, etc…), ma non solo, ci sono molte persone affette da malattie, quali tumori, leucemie, linfomi e alte malattie rare, che vivono grazie a farmaci emo-derivati. Da qui l’estrema importanza della donazione. Tutti i donatori sono consapevoli che il loro gesto è di un valore inestimabile per la società.

Meno conosciuto invece, è il percorso che il sangue compie dopo la donazione. Ci dà qualche dettaglio?

Le unità di sangue intero, una volta donate, vengono trasportate al Centro di Lavorazione e Validazione, che in provincia di Bergamo è localizzato presso il Centro Trasfusionale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Presso questo Centro il sangue intero viene lavorato mediante centrifugazione, frazionamento e filtrazione al fine di ottenere gli emocomponenti: globuli rossi, il plasma e le piastrine. Vengono poi anche eseguiti tutti gli esami di laboratorio per controllare che il sangue sia idoneo ai fini trasfusionali ed esente da patologie. Le unità di emocomponenti, una volta validate, sono pronte per essere utilizzate a scopo terapeutico. Il sangue intero, infatti non viene mai trasfuso come tale, ma sono i suoi emocomponenti ad essere utilizzati, in modo mirato a seconda delle specifiche necessità del paziente. Il plasma può essere ulteriormente lavorato per l’estrazione delle proteine in esso presenti (quali l’albumina, i fattori della coagulazione e gli anticorpi) per la preparazione dei “farmaci emoderivati” o “plasmaderivati” . Poiché questo è un processo tecnologicamente molto complesso e che richiede la lavorazione di grandi quantità di plasma simultaneamente, questa attività viene svolta a livello industriale da società specializzate che lavorano in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale (ecco perché si parla anche di “lavorazione industriale” del plasma). Queste società ricevono il plasma dei donatori e lo restituiscono al Sistema Sanitario Nazionale sotto forma di farmaci. Farmaci che servono – ad esempio – per malattie del fegato, per le malattie immuno-deficienti definitive e reumatologiche, per malattie rare della coagulazione come l’emofilia etc. I medicinali plasmaderivati sono specialità farmaceutiche prodotte a partire dalle proteine contenute nel plasma e, nella maggioranza dei casi, non hanno alternative terapeutiche. L’elenco dei medicinali è ampio ed in evoluzione continua, a dimostrazione del grande valore del plasma. L’Italia raggiunge un livello di autosufficienza di plasma pari a quasi il 70% del fabbisogno, il restante 30% viene acquistato all’estero (es. dall’USA).

Qualche numero sul fabbisogno di plasma?

Per curare una persona con immunodeficienza primitiva per un anno, occorrono 130 donazioni di plasma. Per curare una persona con emofilia servono 1.200 donazioni di plasma. L’utilizzo di farmaci plasmaderivati sono in continua crescita. Un fenomeno legato anche all’invecchiamento della popolazione e all’approvazione di nuove indicazioni terapeutiche.

4. Qual è l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla donazione di sangue e come ha affrontato questa sfida la vostra associazione?

L’impatto è stato molto forte e la ripresa è tuttora difficile.

C’è abbastanza consapevolezza nella popolazione sulla donazione del sangue? Cosa potrebbe essere fatto per migliorare questa situazione?

I numeri parlano da soli. Quando un donatore “senior” non può più donare, manca il giovane che prende il suo posto. Ma non è solo questione di consapevolezza – come accennato all’inizio – tanti fattori concorrono a questo risultato. Il mondo va avanti e non sempre come vorremmo noi, la sfida è di adeguarci andando alla stessa velocità. È inevitabile che una sensibilizzazione massiva e totalitaria può arrivare solo per il tramite dello Stato e della Politica. Solo loro hanno la forza di sensibilizzare massivamente le persone e di sostenere il Sistema Sanitario Nazionale.

Quali sono le misure di sicurezza prese dalla vostra associazione per garantire la qualità del sangue donato?

La nostra associazione come dicevamo non fa raccolta diretta; i nostri donatori sono inviati nelle strutture degli ospedali. Se mi è permesso esprimere un parere, direi con certezza assoluta che tutto è svolto in piena sicurezza e i donatori sono i primi ad essere tutelati.

Quali caratteristiche di un “donatore ideale” di sangue ?

Deve essere maggiorenne, pesare più di 50 kg., consapevole del dono che fa, essere un donatore periodico (la frequenza delle donazioni è regolamentata), essere sano e avere stili di vita corretti. Alla fine di questo percorso il donatore è un soggetto costantemente controllato dal punto di vista medico che tutela in primis la sua salute. Infatti la donazione da donatori volontari, periodici, responsabili e non retribuiti è la migliore garanzia per la qualità e la sicurezza delle terapie trasfusionali che per molti sono indispensabili.

Può condividere qualche successo recente che la vostra associazione ha avuto nella raccolta del sangue?

Tutti gli anni almeno un membro del Consiglio Direttivo partecipa a corsi di formazione organizzati da Fidas Nazionale al fine di mantenere l’associazione sempre aggiornata e al passo con i tempi. Posso condividere dei successi avuti nel nostro piccolo negli ultimi anni/ mesi.. ad esempio la presenza nelle scuole, l’organizzazione di eventi mai fatti prima (recentissimo: metti in moto il dono) maggior presenza sui social grazie anche a qualche giovanotta di buona volontà. Vorremmo fare di più – il pensiero vola – ma le forze non sempre seguono il pensiero. Speriamo che qualche seme spunti !

Qual è il tuo messaggio per coloro che sono titubanti o hanno paura di donare il sangue ?

Donare il sangue vuol dire anche ridare lucidità e speranza a un genitore che tiene per mano un figlio esanime. Donare vuol dire dare una parte di sé a chi soffre. Donare sangue è donare speranza, e la speranza non va mai negata a nessuno. Chi dona riceve molto di più e tutela la propria salute essendo costantemente controllato.

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