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Risotto speziato, un pollo piccante con cipolle e peperoncino e un dolce pakistano a base di latte, zucchero, riso e frutta secca. La cena è servita. E, considerati i bis, è stata alquanto gradita.



Ai fornelli Bakar Jook e Tamba Nimaga

A rendere un poco bergamasca la serata, il self-service prevedeva un vassoio di lasagne al ragù. Anche quelle andate a ruba. Non era, certamente, l’occasione per un confronto culinario interculturale bensì la possibilità per la gente di Ponteranica di conoscere più da vicino la sessantina di migranti ospitati, da circa due anni, dal centro di accoglienza organizzato dai Padri Sacramentini e gestito dagli operatori della Comunità Ruah. Gli chef della serata erano Bakar Jook del Senegal e Tamba Nimaga del Mali. Nella cucina dell’oratorio di Ponteranica alta, gentilmente messa a disposizione dal parroco don Sergio Scotti, hanno mantecato riso in due pentoloni colonici azzecando dosi e proporzioni.

La voglia di mettersi in gioco in paese

Tra i commensali c’era anche il sindaco, Alberto Nevola. “E’ un bel modo di stare insiemescambiando storie, esperienze e sapori. Possiamo non essere d’accordo sulle politiche migratorie ma qui a Ponteranica era doveroso dare il massimo per garantire risposte immediate ad esigenze primarie di persone che hanno rischiato la vita pur di fuggire da situazioni di sofferenza e miseria”. A tracciare il bilancio dell’operosità in paese degli ospiti ha preso parola l’operatrice Claudia Aloisio.Pulizia dei parchi, ripristino dei sampietrini del cimitero, verniciatura delle cancellate pubbliche, collaborazione al piedibus. produzione di ravioli all’oratorio della Ramera. Sono solo alcune delle attività che hanno visto protagonisti questi ragazzi. Da parte loro era palese la disponibilità di mettersi a servizio della cittadinanza avvalorando di un ruolo la loro presenza sul territorio”.



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