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3 studenti su 4 in tutta Italia hanno ritrovato le scuole chiuse. E’ l’effetto del Dpcm e delle ordinanze delle Regioni tra cui quella della Lombardia. Per le famiglie crescono i disagi per una Dad (Didattica a distanza) piombata come un fulmine a ciel sereno. Un provvedimento che, pur comprensibile nella sua necessità sanitaria, ha comunque generato svariati disservizi. La tempistica dell’applicazione ha spiazzato non solo le famiglie (libri da recuperare a scuola nel tardo pomeriggio, turni di lavoro già pianificati per i genitori, difficoltà nel reperire i mezzi adeguati alla dad…) ma anche i docenti stessi visto che il materiale per le lezioni a distanza non può essere improvvisato.

Altra fonte di confusione per i cittadini è rappresentata dall’interpretare le norme. La frase “i figli dei lavoratori essenziali” ha generato non poche perplessità. Di questo tema abbiamo già parlato in un precedente articolo (leggi qua). Si trattava di un approfondimento della circolare di novembre, firmata dall’allora capo dipartimento del Miur Max Bruschi (oggi sostituito da Stefano Versari, ndr), nella quale si indicava che «… nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste, attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, Oss, Osa…), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali».

Purtroppo per le famiglie, però, il decreto firmato dal Governo Draghi il 2 marzo è stato fonte di nuovo caos perché il Ministero dell’Istruzione, infatti, non ha specificato l’elenco preciso delle categorie di lavoratori essenziali (key workers). Da qui, la richiesta di chiarimento all’Assessore alla Famiglia della Regione Lombardia Alessandra Locatelli. Dalle sue risposte emerge un dato importante: mai come in questo periodo è fondamentale dialogare con le istituzioni perché sono fatte di donne e uomini che si sono messe a servizio della comunità per il bene comune e hanno bisogno di tutti noi cittadini per poter realmente affrontare e superare le sfide legate a questa terza ondata pandemica.

La circolare del 4 marzo scorso diceva che sia i figli dei lavoratori del personale sanitario e sia quelli di altre categorie di lavoratori, “le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione, nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e anche in ragione dell’età anagrafica” erano autorizzati a frequentare la scuola in presenza: ci aiuta ad avere un aggiornamento chiaro su questo tema?
In merito alle deroghe per lo svolgimento di attività didattica in presenza, il Ministero dell’Istruzione ha precisato che la possibilità di frequentare in presenza è concessa qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Queste, pertanto, sono le uniche deroghe che possono essere previste per svolgere l’attività didattica in presenza.

La crisi da Covid ha colpito in particolare le cittadine soprattutto nella conciliazione vita/lavoro; ci aiuta capire meglio quali sono le azioni e le progettualità a cui la vostra Giunta sta lavorando per provare a dare risposta concreta e celere a questo profondo disagio di tante lavoratrici soprattutto se hanno anche il ruolo di mamme?
I dati Istat sull’occupazione femminile di dicembre 2020 ci dicono che la pandemia ha determinato una crescita dell’inattività delle donne, che risultano quindi essere le più colpite dalle conseguenze della crisi economica. Questo ci impone una seria riflessione sulla questione occupazionale. Per evitare che le donne siano le prime ad essere espulse dal mercato del lavoro dobbiamo impegnarci, per esempio, a sostenere ed incentivare politiche familiari nelle aziende. Da parte dello Stato ci aspettiamo misure di congedo e adeguati sostegni economici per la cura dei figli e come Regione Lombardia ci impegneremo come sempre nell’attuazione di politiche di welfare aziendale e di sostegno alla natalità e genitorialità, attraverso misure specifiche rivolte ai nuclei con figli minori.

Associazioni sportive, oratori, circoli culturali sono alcuni dei contesti a supporto delle famiglie nell’educazione della prole ma, di fatto, la loro operatività è ormai praticamente pari a zero; i genitori si sentono cosi sempre più soli e nelle istituzioni vedono, come nel caso dell’ultima ordinanza regionale, solo entità leviatane: cosi si sente dire alle mamme e ai papà lombardi?
Comprendo benissimo lo stato d’animo di mamme, papà e famiglie che si sentono abbandonate in questo momento così difficile. È chiaro che la gestione della pandemia ha costretto le istituzioni ad intraprendere misure di contenimento e limitazioni spesso difficili da sopportare per tutti. Per quanto riguarda le limitazioni imposte ad oratori, strutture ricreative, sportive e centri di aggregazione è evidente la sofferenza e la frustrazione di tanti ragazzi e bambini che non possono godere delle diverse attività e di momenti di socializzazione e relazione come prima dell’emergenza. Mi auguro che presto questa fase così difficile e faticosa possa essere superata e per l’estate vorrei offrire uno strumento di supporto che intercetti i bisogni dei giovani e delle loro famiglie per farli tornare a frequentare spazi ricreativi in sicurezza e serenità.

Dad e key workers
L’assessore di Regione Lombardia Alessandra Locatelli

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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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