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Di origini persiane Avicenna fu una delle figure più importanti e note del mondo islamico. In Europa diventò una figura di grande rilevanza a partire dal Mille. Fu medico, filosofo, matematico, logico e fisico. In campo medico fu autore di opere che saranno il punto di riferimento dei medici dei secoli successivi.

Avicenna fu un bambino prodigio, all’età di dieci anni imparò a memoria il Corano. Imparò l’aritmetica da un erbivendolo e i primi rudimenti di medicina da un saggio errante che si guadagnava da vivere curando i malati e insegnando ai giovani. Più grandicello cominciò ad interessarsi di metafisica e in particolare dalle opere di Aristotele, del quale, si dice, che lesse quaranta volte la Metafisica. Nonostante seppe impararla a memoria non riusciva ancora a comprenderne il significato. Un giorno, in una bancarella di libri trovò il commentario di Al-Farabi, un altro grande filosofo dell’epoca d’oro islamica. Tale testo fu per lui una rivelazione così grande che per compensare Dio elargì elemosine ai poveri.

Avicenna realizzò complessivamente un monumentale patrimonio culturale, costituito da oltre 100 saggi, alcuni di poche pagine, altri estesi in più volumi.

La filosofia di Avicenna si riassume in questo principio base: “Se una cosa non è necessaria in rapporto a se stessa, bisogna che sia possibile in rapporto a se stessa, ma necessaria in rapporto a una cosa diversa” (Metafisica). L’essere che è necessario in rapporto a se stesso è Dio, l’essere che è possibile in rapporto a se stesso ma necessario rispetto ad altro, cioè a Dio, è la natura.

Gli cose della natura, quindi, derivando necessariamente da Dio, sono necessarie anch’esse. Per questo ogni ente non nasce in natura da un atto libero, ma un processo necessario che ha origine in Dio. Secondo Avicenna l’azione di Dio sulle cose del mondo si realizza indirettamente, attraverso il movimento degli astri. Per cui, se l’uomo conoscesse perfettamente il movimento degli astri potrebbe prevedere ciò che succederà sulla terra, ma poiché questa conoscenza non è completa la sua predizione del futuro è incerta e inaffidabile.

Anche Avicenna, come tutti i filosofi Arabi, si interessò al problema aristotelico, della distinzione tra intelletto attivo, potenziale e acquisito. L’intelletto attivo è quello di Dio, quello potenziale è quello umano che riceve dal primo i principi base del ragionare, infine l’intelletto acquisito è quello che ragiona astraendo i concetti dalle immagini, dando origine a tutte le conoscenze umane.

Questa dottrina metteva in dubbio l’immortalità dell’anima, infatti, l’unica anima immortale è quella attiva che non necessita del corpo per funzionare, al contrario dell’intelletto potenziale e acquisito che invece ne hanno bisogno. L’anima dell’uomo, dopo la morte, si ricongiunge con l’intelletto di Dio e diventa quindi immortale, ma solo come pura attività intellettuale.

Importanti furono anche i suoi studi sulla logica, in alternativa alla logica aristotelica inventò una logica “avicenniana” che divenne presto preponderante all’interno della cultura araba e produsse importanti influenze anche nel pensiero occidentale.

Avicenna fu anche un grande precursore in ambito psicologico. Seppe, infatti, descrivere per primo numerose condizioni, come le allucinazioni, gli incubi, l’insonnia, le manie, la malinconia, la demenza, l’epilessia, la paralisi, le vertigine e il tremore. Studiò con attenzione gli stati di malessere causati dalle forti emozioni, arrivando pure ad individuare il rapporto tra il battito cardiaco e le grandi emozioni. Seppe infine analizzare dettagliatamente la malinconia, gli stati depressivi e certi tipi di fobie.

Gli altri campi nei quali il suo genio eccellette furono la fisica, l’astronomia, l’astrologia, la chimica, e la medicina. In merito a quest’ultima merita una citazione l’opera che lo ha reso famoso in Europa: Il canone della medicina in arabo al-Qānūn fī l-ṭibb che diverrà il manuale medico di riferimento fino al 1700. In esso si parla, tra le altre cose, di malattie contagiose, di malattie sessualmente trasmissibili, di medicina sperimentale, di quarantena, di test clinici, e di studi neuropsichiatrici. Studiò in generale molte malattie e le loro cause, sperimentò nuove cure e rimedi, considerate ancora adesso alla base della moderna farmacologia.

Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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