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Il tema della fusione amministrativa con Villa d’Almè attira l’attenzione dei 4696 cittadini di Almè, chiamati domenica al voto, attorno alle posizioni dei quattro candidati sindaci i quali sono sintonizzati sull’idea che una tale prospettiva necessita di un coinvolgimento popolare. elezioni Almè

Per il sindaco uscente Luciano Cornago (Insieme per Almè) il tema della fusione “è inesistente”. “Non c’è nel programma elettorale e non abbiamo capito la forzatura messa in atto, con modi da podestà, da Villa d’Almè. Stiamo parlando di due Comuni con capacità più che adeguate di rispondere alle esigenze dei cittadini e con un senso della comunità e della rappresentatività molto alto”. Cornago difende, invece, l’attuale Unione dei Comuni portando a supporto della tesi i 208.000 € di contributi statali del 2015. “E la possibilità – aggiunge – di sostituire il personale in pensione con un rapporto uno a uno (per i Comuni è uno a due), di avere economie di scala negli appalti, di non essere soggetti al patto di stabilità per le spese di investimento. Inoltre, altri contributi potrebbero arrivare con l’adeguamento dello Statuto alla normativa regionale”.

Per Patrizia Gamba (Almè al Centro) i due paesi sono già urbanisticamente un“unicum”. “Dopo l’Unione sembrerebbe naturale completare l’opera con un processo di fusione. E’ innegabile che un comune di quasi 14 mila abitanti abbia più forza in termini di trattativa rispetto a due comuni separati”. Per Gamba bisognerebbe riprendere in mano, aggiornandolo, lo studio di fattibilità del 2009 soppesando con cura i benefici economici e gli eventuali disagi logistici a carico dei cittadini. “L’attuale Unione – rimarca – così come è concepita non ha futuro: diversi uffici sono stati spostati da un Comune all’altro; alcuni funzionari ricevono tre indennizzi, essendo incaricati contemporaneamente da tre enti; il personale è sovraccaricato di lavoro ed esplicitamente lo palesa”.

Per Pasquale Gilio (Legalmente) è meglio che ciascuno faccia per sè. “L’Unione è stata costituita senza mai sentire il parere delle due cittadinanze. E’ nata con eccessiva fretta per accaparrarsi i finanziamenti statali ormai ridotti al lumicino. L’ente è gestito con spreco di risorse senza portare vantaggi ai cittadini. Oggi il bilancio dell’ente si regge sui trasferimenti di fondi da parte dei due Comuni”. “Pertanto le due amministrazioni – chiude il consigliere uscente – dovranno decidere cosa fare prima che la situazione diventi insostenibile. Finiti gli incentivi economici erogati dallo Stato gli amministratori si sono accorti che non c’è più alcuna convenienza a mantenere in vita il loro “poltronificio”. Non è una vera Unione bensì una sommatoria di incarichi e contributi, con duplicazione, se non triplicazione, di incarichi dirigenziali”.

Massimo Bandera (Vivere Almè) palesa il fatto che ancora oggi i cittadini non sono stati messi in grado di conoscere i reali benefici economici e organizzativi dell’’Unione. “Nel frattempo – continua  – le tasse comunali sono di molto aumentate insieme alla burocrazia. Durante l’amministrazione Cornago c’è stata una forte accelerazione verso la fusione, con il trasferimento all’Unione di tutto il personale e di quasi tutti i servizi. Per noi sarà prioritario, prima di tutto, fare una dettagliata analisi sui costi e benefici delle scelte fin qui fatte e di quelle future, ascoltare i cittadini e informarli con chiarezza”. “Ben sapendo che il governo sta spingendo sulle fusioni, ingolosendo con incentivi i Comuni – termina Bandera  – noi riteniamo, invece, che tali proposte vadano avviate solo se volute dalla comunità”. (Bruno Silini)

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