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Quando la cerimonia del 2 Giugno inizia nel Piazzale Alpini di Bergamo tutti gli occhi e gli smartphone sono puntati su quel piccolo tricolore sventolato timidamente da un bambino.

E’ il figlioletto del ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina. Cammina davanti al papà durante la passerella d’apertura che segna l’inizio dei festeggiamenti dei 70 anni della Repubblica italiana. Annunciato dallo speaker (il Caporal maggiore dell’esercito Domenico Tomassi) il ministro Martina segna il passo attorno alla fontana e alle guglie del monumento all’Alpino di Giuseppe Gambirasio sulle note della fanfara di Prezzate diretta dal maestro Simone Perico. Al suo fianco ci sono il prefetto di Bergamo, Francesca Ferrandino, e il Tenente Colonnello, Vito Roselli. Schierati si susseguono i reparti di formazione interforze delle Forze Armate e dei Corpi armati e civili dello Stato, i gonfaloni di Bergamo, Provincia e di una discreta rappresentanza di Comuni bergamaschi nonché i medaglieri e i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma.

E’ una festa partecipata per ricordare l’incipit democratico del Paese e la grande liberazione dalla schiavitù del non voto che fino ad allora pesava sulla dignità delle donne italiane. Ci sono parlamentari, consiglieri regionali, il questore Girolamo Fabiano e il vescovo, monsignor Francesco Beschi. I cadetti della Guardia di Finanza scattano sull’attenti quando il ritmo di marcia dell’Inno di Mameli (peccato l’attivarsi delle sirene d’allarme dell’Istituto superiore Vittorio Emanuele II) accompagna l’alzabandiera prima che il prefetto Ferrandino legga il messaggio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Il 2 giugno 1946, con il Referendum istituzionale, prima espressione di voto a suffragio universale di carattere nazionale, le italiane e gli italiani scelsero la Repubblica, eleggendo contemporaneamente l’Assemblea Costituente, che, l’anno successivo, avrebbe approvato la Carta Costituzionale, ispirazione e guida lungimirante della rinascita e, da allora, fondamento della democrazia italiana. Quei valori di libertà, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti di ognuno e dei popoli sono, ancora oggi, il fondamento della coesione della nostra società ed i pilastri su cui poggia la costruzione dell’Europa. Dalla condivisione di essi nasce il contributo che il nostro Paese offre con slancio, convinzione e generosità alla convivenza pacifica tra i popoli ed allo sviluppo della comunità internazionale”.

Arriva poi il momento delle nove onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana a Giuseppe Crespi di Bergamo, Adriano Forgione di Roma, Christian Zamblera di Casazza, Sergio Giani di Mapello, Giacomo Dognini di Mozzanica, Roberto Vezzoli di Seriate, Gianluigi Belotti di Trescore Balneario, Angelo Falconi di Villongo e Nerella Zenoni di Ranzanico. La decima onorificenza, quella più importante di Ufficiale, va a Dante Orciari di Seriate.

Da piazzale Alpini la cerimonia di sposta a Palazzo Frizzoni dove un gruppo di donne, attraverso la distribuzione di volantini, sensibilizza contro il femminicidio. Qui il sindaco Giorgio Gori ricorda, alla presenza dei familiari, i quattro deputati bergamaschi che parteciparono all’Assemblea costituente: Antonio Cavalli, Carlo Cremaschi, Giuseppe Belotti e Rodolfo Vicentini. Gori depone una corona d’alloro davanti alla lapide commemorativa, nell’atrio d’ingresso del municipio, voluta dieci anni fa da Roberto Bruni. “Uomini che hanno fatto una Costituzione che può essere ancora migliorata”. Endorsement finale alla scelta del “si” al referendum di ottobre. (Bruno Silini)

Tutte le fotografie della manifestazione con l’assegnazione delle onorificenza

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