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A Oggiono Ugionn, cioè ricco d’acqua – per capire Marco d’Oggiono, discepolo di Leonardo. Aveva appreso l’arte in famiglia, dal padre Cristoforo “orefice di successo” che teneva bottega a Milano, nella parrocchia di Sant’Eufemia, a due passi dal Duomo. Il padre l’aveva indirizzato bene. Più che apprendistato fu un affinamento (1490). Dal grande maestro apprese le risorse magiche del naturalismo. Marco fu apprezzato, chiamato per commesse anche lontane, a Milano e nella Brianza, a Venezia, Como, Varese, Savona, Firenze. Gli fu commissionata una copia del Cenacolo, andata persa.

Nella Chiesa parrocchiale di S. Eufemia ho visto il suopolittico di Maria Assunta e i Santi, forse l’ultima opera. Rimase incompiuta e questo ha fatto pensare ad una morte improvvisa, forse di peste. Viene rappresentato l’Eterno Padre in alto, la Vergine coronata al centro, attorno i Santi Ambrogio, fustigatore degli eretici, la patrona Eufemia, sostenitrice del Concilio di Calcedonia, San Bernardino emaciato e sdentato, San Francesco con le stimmate.

Un’anziana sorride alla mia meraviglia per la chiesa. “E’ fortunato che la vede ora che è finito il restauro. E’ stato uno sforzo per tutti. Il parroco l’ha voluto e il paese ha risposto”. Sopra il portale d’ingresso c’è un’Ultima Cena, a metà navata una pala di San Marco, gli affreschi su S. Eufemia di Andrea Appiani, opera di fine Settecento. La sorpresa è pure per il presepio sulla Passione: “Lo facciamo sempre per Pasqua, appena smontato quello di Natale”.

Una parola sul Battistero di San Giovanni Battista, che è già segno della lunga storia di Oggiono. Dalla forma ottagonale ha al centro una vasca dove si svolgeva il battesimo per “immersione”, così il pater familias con la sua gente, il capoclan con il suo gruppo, il tribuno con i suoi soldati. Vera entrata in acqua fu all’inizio,  poi per i bambini la vasca divenne acquasantiera. L’edificio in questa forma risale al X-XI secolo.

Dal sagrato si sale alla terrazza con vista sul lago. Quel che si vede fu il lavoro del ghiacciaio valtellinese che trovato lo sbarramento del San Primo, il monte sopra Bellagio, si divise nei due rami di Como e di Lecco. Qui proseguì per la futura valle dell’Adda e s’incuneò a lato del Monte Barro raggiungendo la Brianza. Allo scioglimento lasciò una serie di colline moreniche e di avvallamenti che divennero i laghi pittoreschi di Alserio, Pusiano, Annone o, come qui dicono, d’Oggiono, con la forma di occhiali e la strozzatura di Punta Isella.

Pesci e pescatori vivevano in simbiosi fino all’industrializzazione. Nel 1986 un fatto che un signore ben ricorda. Ci fu una crescita spropositata di alghe e un’impressionante moria di pesci per mancanza di ossigenazione dell’acqua. “Le acque erano costellate di puntini neri, pesci dovunque che boccheggiavano. Furono rastrellati quintali di pesci. Responsabili erano gli scarichi dissennati. Oggi il lago è tornato a vivere e si ritrovano i pescatori, almeno quelli sportivi”.

Il signore ha appena lasciato gli amici in piazza e mi parla del Monumento ai Caduti che ho visto parcheggiando la macchina. “L’hanno spostato, prima si trovava al centro. Tra i soldati nominati c’è pure mio zio, morto in Africa. Speriamo che non tornino quei tempi”. Parliamo della pietra che a me richiama quella di Sarnico. “E’ la “pietra d’Oggiono”, pietra grigia che si estrae qua vicino, la cava della Molera, l’unica rimasta delle molte che un tempo davano pane ai tanti “picaprea” del luogo.” Con questa pietra fu costruito la Cappella Espiatoria di Monza dove venne ucciso il Re Umberto I”.  Vede che tengo in mano un libro di Oggiono, preso dalla biblioteca. “Franco Pirola era il mio maestro, un appassionato di storia locale. Anche la Biblioteca è intitolata a lui”.

Trova interessante Oggiono?” “Sì, ci passavo, finalmente lo guardo meglio”.  “Ci vorrebbe qualche attrattiva per fermare la gente. Adesso stanno facendo una pista, ciclabile e pedonabile, attorno al lago.” Quando gli chiedo del ristorante dove fermarsi mi risponde con una battuta: “Val pusé la lapa che la zapa”.

 Finirò, per abitudine, sul versante lecchese. Sulla via per il desco si affianca a passo sostenuto una lunga fila di attempati ed attrezzati camminatori, in ordine come una comitiva di giapponesi.  Sono del Cai Brescia. Ogni martedì hanno una meta. Lasciati all’imbarcadero di Imbersago il pullman li aspetta a Lecco. Chiedo se hanno visitato il Lago di Oggiono. Già stati! A breve hanno in programma un giro in Puglia. Faccio appena in tempo a rispondere: “Io, appena tornato!”.


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