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C’è una corsa, nell’atletica leggera, che possono vincere praticamente tutti. Sono i 100 metri piani. Chi li vince adesso a livello mondiale potrebbe letteralmente sparire dagli ordini d’arrivo settimana prossima

L’esempio clamoroso è stata la finale dei 100 disputata lo scorso 20 agosto a Budapest, nel corso dei Campionati Mondiali. Il vincitore è stato Noah Lyles, che ha corso il miglior tempo dell’anno. Tra i favoriti per la vittoria c’era Fred Kerley, campione mondiale in carica dopo la sua vittoria a Eugene nel 2022. E in effetti a Budapest ha fatto la trafila delle qualificazioni ma è stato eliminato prima della finale.

Un altro favorito era Marcell Jacobs, campione olimpico a Tokyo nel 2021. Ma anche lui è stato eliminato prima della finale. A Budapest i 3 medagliati sono stati nomi quasi nuovi dello sprint – quasi nuovi nel senso che si sapeva corressero forte (altrimenti non avrebbero potuto essere schierati ai Mondiali): dietro alla medaglia d’oro di Lyles, argento è stato Letsile Tebogo e bronzo Zharnel Hughes.

Nessuno di loro aveva vinto gare così importanti in precedenza. Al Mondiale precedente, disputato a Eugene, il podio era stato: Fred Kerley, Marvin Bracy e Trayvon Bromell. Al Mondiale precedente ancora, disputato a Doha nel 2019, il podio era stato formato da Christian Coleman, Justin Gatlin e Andre De Grasse.

In pratica a ogni gara i valori si rimescolano. Un motivo è che, per ragazzi atleticamente dotati e ben allenati, correre i 100 metri in meno di 10” è… be’, facile. Nella storia ci sono riusciti almeno una volta in 188 (il dato proviene da una ricerca effettuata sulla Wikipedia online al link: https://it.wikipedia.org/wiki/100_metri_piani).

Il 1° in assoluto fu Jim Hines, nel 1968. Il 31° fu Tim Harden, nel 1999 (in pratica si andava alla media di un nuovo corridore forte all’anno). Il 70° fu Lerone Clarke, nel 2009 (a quell’epoca la media era di 4 nuovi corridori forti all’anno). Adesso è una valanga.

Tutti questi nuovi corridori hanno nettamente cambiato la tendenza rispetto a pochi anni fa, quando c’era un dominatore solo che vinceva quasi sempre lui, e per un lungo periodo. Per esempio, tra i Mondiali del 1983 e le Olimpiadi del 1996 ci fu Carl Lewis, che vinse 20 medaglie complessive tra cui 17 d’oro. Non solo, tale era la sua forza che vinceva anche nei 200 metri e nel salto in lungo, oltre che a squadre con la staffetta 4×100.

Perfino più esagerato fu Usain Bolt, vincitore di 22 medaglie di cui 19 d’oro nei Mondiali e Olimpiadi del periodo tra 2008 e 2016 – e lui faceva solo le corse veloci, senza salto in lungo. I record del mondo dei 100 metri, 9”58, 200 metri, 19”19, e staffetta 4×100, 36”84, sono ancora suoi. A cambiare le cose è stata la maggior diffusione dello sport in tutto il mondo. Con meno competitori in circolazione, il più forte poteva permettersi di dominare. Con centinaia di competitori in giro, uno da solo non ce la fa più. Vince spesso, magari, ma non più sempre.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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