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Ad accompagnare gli italiani in questo tempo di pandemia, insieme a vari DPCM ci sono, con cadenza quasi giornaliera, un numero quasi incalcolabile di messaggi ironici che, in modo a volte veramente acuto ed intelligente, provano a far riflettere sui nodi gestionali ancora scoperti legati all’emergenza. Tra questi rientra sicuramente anche il tema del rientro a scuola che, per tanti studenti, è stato nuovamente posticipato dando così vita ad una nuova serie di una “involontaria fiction televisiva” di cui non si conosce il reale epilogo.

Proprio in tal senso in questi giorni sugli smartphone gira una vignetta che apostrofa questo momento storico cosi: “Messaggio inviato oggi dal governo ai docenti delle superiori: ‘Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora’ (Matteo, 25, 13)”. Una battuta sicuramente acuta perché contiene una puntuale descrizione della politica nei confronti della scuola che sottolinea un fatto importante: oggi in Italia circa due milioni e mezzo di ragazzi, e le loro famiglie, aspettano una parola certa su quel che accadrà di loro nell’immediato futuro.

Chiediamo così a due sindaci, Giuseppe Togni di Cavernago e Luca Macario di Torre Boldone, di aiutarci a giudicare la situazione attuale partendo dall’esperienza che stanno facendo come amministratori di realtà locali:

  1. Sindaco Togni cosi ci può dire del momento attuale rispetto a questo tema? Quali proposte potrebbero essere avanzate per provare a risolvere la situazione?
    La notizia del posticipo dell’inizio delle lezioni per le scuole superiori ci lascia attoniti e impotenti sia come genitori sia come amministratori impegnati ogni giorno a far si che i nostri figli possano avere il meglio da questa società. Dobbiamo dircelo senza troppi giri di parole: non aver trovato o aver voluto trovare una soluzione per riportare i nostri ragazzi a scuola è un vero fallimento. E’ il fallimento della politica. Non siamo abituati a fare polemica (non fa parte del nostro DNA), ma siamo convinti che poteva e doveva essere fatto di più. I nostri ragazzi hanno bisogno di relazione, di stare in mezzo ai propri compagni, di assaporare la bellezza del confronto e dello scontro… di stare a scuola. È passato troppo tempo senza questa realtà che forma e cresce le generazioni che ci dovranno sostituire e non possiamo pensare che crescano dietro ad un computer.

    Il vero problema è stata l’incapacità di organizzare e gestire il trasporto pubblico locale che da anni è privo dei requisiti minimi per un trasporto in sicurezza e quest’anno con la pandemia si è trasformato nel veicolo principale del virus. La pandemia poteva essere l’occasione per ripensare il trasporto, per riorganizzarlo e invece ci si è persi nelle percentuali rendendosi conto solo con l’inizio dell’anno scolastico che ridurre al 75% la capienza su mezzi colmi al 200% non avrebbe risolto alcun problema! Non vogliamo però fare polemica e allora ancora una volta vogliamo fare gli Amministratori con la “A” maiuscola e vogliamo mettere in campo idee e progetti per far tornare a scuola i nostri ragazzi senza se e senza ma. Insomma voglio dire che noi siamo a disposizione anche valutando risorse da mettere in campo ma dobbiamo mettere un punto fermo che deve essere il ritorno a scuola per tutti e da qui partiamo per costruire una proposta seria e concreta di gestione degli orari, delle presenze e dei mezzi necessari.

  1.  Sindaco Macario cosi ci può dire del momento attuale rispetto a questo tema? Quali proposte potrebbero essere avanzate per provare a risolvere la situazione?
    Gli studenti delle scuole superiori subiranno nuovamente gli effetti di quella che possiamo definire un’ingiustizia sociale. Il rinvio dell’inizio delle lezioni in presenza significa principalmente impedire a molti studenti di poter accedere ad un’offerta formativa di qualità. La didattica a distanza infatti preclude molti di quegli aspetti che rendono la scuola un luogo educativo e formativo, impedisce quelle relazione con gli insegnanti e con i compagni che sono una parte integrante del percorso formativo, soprattutto in un’età molto delicata come quella dell’adolescenza. E se ciò poteva essere comprensibile nella prima metà del 2020 non può essere altrettanto ora. In tutti questi mesi la scuola e il diritto allo studio non sono stati garantiti da un governo che non ha voluto affrontare i problemi dei trasporti, dell’affollamento delle aule e della mancanza di personale. Ed è proprio da questi temi che si doveva partire ad elaborare una strategia che consentisse il rientro in classe degli studenti.

    Una prima possibile soluzione poteva essere quella di noleggiare dei bus privati, in grossissima difficoltà da mesi anche per il divieto alle gite scolastiche, e aumentare così le corse negli orari di punta, soprattutto al mattino. Potenziare il servizio pubblico avrebbe il doppio beneficio di aumentare le corse disponibili nel breve termine e salvare moltissime aziende che rischiano di chiudere per gli effetti della pandemia sul turismo e sugli spostamenti interni. Anche l’assunzione di personale docente e Ata avrebbe favorito una gestione delle lezioni in sicurezza, perché avrebbe garantito la possibilità di distribuire gli studenti in orari giornalieri più ampi. L’emergenza sanitaria rischia di esacerbare negli adolescenti, specie in quelli più vulnerabili, la percezione di non poter progettare il proprio futuro e particolare attenzione va riservata inoltre al loro benessere psicologico.

Leggendo queste brillanti risposte sorge una nuova domanda: ma perché, a livello comunicativo, si continua ad affrontare il tema della scuola con il termine riapertura? Vedendo la passione di questi sindaci e pensandoci bene il “mondo scuola” quando realmente ha chiuso? Perché se fosse “chiusa” allora vorrebbe dire che i volti, i sogni e i cuori degli studenti sono finiti in un vuoto limbo e non sono, invece, una irriducibile presenza che interroga la responsabilità di tutti noi.

Sosteniamo pertanto i sindaci e gli uomini e le donne di buona volontà che, evitando la retorica comunicativa, difendono ogni giorno il diritto degli studenti ad essere presenti negli ambienti scolastici a loro dedicati perché, contrariamente a quanto accade per gli stadi dove gli spazi sono riempiti da ologrammi, una scuola fisicamente aperta ma priva di persone sarà caratterizzata esclusivamente da un assordante silenzio che nessun effetto sonoro precostituito potrà sostituire.

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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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