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Il Giro d’Italia, per lunga tradizione, è una corsa ciclistica. Ma i tempi stanno cambiando anche nello sport, e quindi quest’anno… be’, non si corre. Cioè, le tappe si svolgono (al momento in cui scrivo se ne sono disputate 15 e ne mancano 6 alla fine) e a vedere gli ordini d’arrivo ogni giorno ci sono fughe che arrivano al traguardo con decine di minuti di vantaggio sul gruppo. Poi, però, la classifica è cortissima.

La maglia rosa, Bruno Armirail, ha 1’08” di vantaggio sul più vicino inseguitore, Geraint Thomas, proprio grazie a un vantaggio di oltre 20 minuti conquistato con la fuga nella 14ª tappa. Il 3°, Primoz Roglic, segue a 2”. il 4°, Joao Almeida, è dietro di 20”.

E sì che ci sono state tappe a cronometro, 2, vinte entrambe da Remco Evenepoel (qualche info si trova online sulla Wikipedia, al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Giro_d%27Italia_2023). Ma sono state tutt’altro che risolutive. La 2ª ha visto i primi racchiusi in pochi centesimi di secondo: Thomas a 9/100 e Tao Geoghegan Hart a 2”. Nelle ore successive Evenepoel si è ritirato dalla corsa, perché risultato positivo al Covid 19, e Geoghegan Hart è caduto fratturandosi ossa di una gamba e del bacino. Entrambi si sono dovuti ritirare.

Ci sono stati però commentatori delusi da questi ritiri, come Pier Bergonzi su la Gazzetta dello Sport cartacea del 16 maggio che ha parlato di mancanza di rispetto dei corridori verso una corsa prestigiosa. Va bene il ritiro di Geoghegan Hart, perché con le ossa rotte nemmeno i ciclisti dei tempi eroici correvano… o almeno non con così tante ossa rotte

Ma nel caso di Evenepoel si è detto l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha ormai declassato il Covid 19 a semplice influenza, be’, i medici della Jumbo Visma, la squadra del corridore, potevano semplicemente tener nascosta la notizia ed evitare il ritiro.

Pare che altri corridori (come Erik Bystrom) siano rimasti in gara nonostante fossero contagiati – peraltro in maniera perfettamente regolare visto che l’Oms ha appunto declassato la pericolosità del virus.

Gli organizzatori, quando hanno disegnato il percorso, hanno inserito anche superscalate e arrivi in salita per provocare attacchi e spettacolo.

La 13ª tappa del Giro d’Italia 2023, per esempio, prevedeva un arrivo in salita a Crans Montana dopo 207 km e la scalata intermedia del Gran San Bernardo, a oltre 2˙400 metri d’altitudine. Senonché il maltempo (che ha imperversato in tutta Italia inseguendo il Giro) la neve, il freddo, la tutela della salute dei corridori ecc. si sono messi di mezzo. Così la tappa di Crans Montana è stata accorciata a 74 km, e la maggior parte dei corridori l’ha percorsa ad andatura poco forsennata,

Le ultime 6 tappe in programma, a partire da domani 23 maggio, sono state disegnate con intenzioni tremende: ci sono 3 arrivi in salita e 1 cronometro con anch’essa arrivo in salita.

La Gazzetta dello Sport, emanazione editoriale della società che organizza il Giro, ha titolato nella sua edizione cartacea di oggi 22 maggio: «La ricreazione è finita…». Anche se quei puntini di sospensione finali lasciano intravvedere un dubbio. Se i corridori evitano di correre e se ne stanno tranquilli in gruppo, gli organizzatori possono farci poco. Gli organizzatori chiedono rispetto. I corridori, che sono poi quelli che in strada ci vanno, sotto la pioggia ecc. chiedono rispetto. Intanto la corsa per la maglia rosa, be’, manca.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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