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Per diventare allenatori di calcio di alto livello, in Italia c’è una strada principale: il supercorso di Coverciano, gestito dalla Figc, la Federazione italiana del calcio. Il problema è che, per entrare in quella scuola, occorre essere stati in precedenza calciatori – professionisti, preferibilmente in squadre di Serie A o in Nazionale.

Uno come Arrigo Sacchi, vincitore di scudetti e Coppe dei Campioni con il Milan e poi vicecampione mondiale con la Nazionale azzurra, per esempio, al supercorso di Coverciano non ci sarebbe mai potuto entrare. Il suo lavoro precedente era stato venditore di scarpe – non aveva i titoli per essere ammesso.

Lo ha denunciato lui stesso su la Gazzetta dello Sport cartacea dello scorso 17 luglio, ricordando anche altri casi simili al suo, di allenatori supervincenti ma impossibilitati a frequentare il supercorso: Alberto Zaccheroni, vincitore di scudetti con il Milan, Maurizio Sarri, Davide Ancelotti.

Quest’ultimo è figlio di Carlo, ex giocatore di Serie A e Nazionale che il corso di Coverciano lo ha frequentato e poi ha avuto una carriera con scudetti vinti in 5 Paesi e Champions a raffica. Suo figlio, però, non ha avuto la stessa carriera da giocatore (qualche info si può trovare sul sito web FanPage, al link: https://www.fanpage.it/sport/calcio/chi-e-davide-ancelotti-il-figlio-di-re-carlo-che-hanno-definito-raccomandato-solo-in-un-posto/)  e quindi a Coverciano non l’hanno voluto. Per ottenere il patentino ha dovuto frequentare il corso equivalente organizzato dalla Federazione scozzese. Poi è stato assunto dal Real Madrid come vice del padre e ha partecipato a numerose vittorie – alcune anche da primo allenatore.

Altri allenatori che hanno ottenuto risultati in Italia, senza avere i titoli per entrare al supercorso, sono stati Zdenek Zeman e José Mourinho.

Ciò dimostra che anche un sistema come quello italiano, un po’ bloccato dalle consorterie come sostiene Sacchi, di fronte all’evidenza della qualità è in grado di redimersi.

Un paio di giorni dopo aver pubblicato lo sfogo di Sacchi, quelli della Gazza hanno sentito Renzo Ulivieri, ex allenatore che il supercorso di Coverciano lo dirige – peraltro provenendo da una carriera costruita in stile Sacchi: senza passato eclatante da calciatore e risalendo dalle categorie inferiori (qualche info si trova sulla pagina web della Wikipedia a lui dedicata, al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Renzo_Ulivieri).

La sua difesa, tuttavia, è poco convincente… in pratica ripete le parole di Sacchi. La scuola è a numero chiuso, ammette soltanto 20 studenti l’anno. Tra di essi, alcuni posti sono riservati a stranieri a causa di accordi con la Uefa. Così per essere ammessi occorro avere un curriculum, con crediti diversificati a seconda della carriera. Per fare un esempio, un campionato di Serie A disputato da calciatore vale 3,5 crediti, una laurea vale 3 crediti.

Poi l’ammissione garantisce il diploma, perché non ci sono bocciature: è stato lo stesso direttore Ulivieri a introdurre questa norma.

Resta la domanda sottesa: è un problema se soltanto ex calciatori diventano allenatori? Probabilmente sì. Lo dicono i risultati. Per un allenatore italiano come Carlo Ancelotti che vince ovunque (come fece a suo tempo Arrigo Sacchi) c’è un sistema calcistico italiano le cui squadre professionistiche non vincono coppe europee, a meno che in panchina non abbiano un allenatore straniero.

E c’è una Nazionale che da 2 cicli quadriennali non riesce ad accedere alla fase finale della Coppa del Mondo.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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