Nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato a decidere se modificare il limite di mandati (da due a tre) per i sindaci dei comuni sotto i 15.000 abitanti. Il tema è molto caldo e sentito fra i partiti, anzi si può dire che sia trasversale e ci sia molta contrapposizione all’interno di tutte le forze in campo. Ma la cosa che fa scalpore è la totale indifferenza verso l’impoverimento politico che può creare l’allungamento al terzo mandato.
Ci dicono ogni giorno di voler inserire a scuola delle ore di educazione civica per evitare il qualunquismo dilagante verso la politica e le sue istituzioni. Ogni giorno vediamo sermoni in TV o sui giornali di parlamentari o amministratori locali sulla formazione dei giovani verso la “macchina pubblica” e alle sue istituzioni che sono il sale della democrazia e contro qualsiasi forma dittatoriale che pare aleggiare perennemente sopra di noi dal 1943 ad oggi. Ma di colpo in Parlamento si fa l’esatto contrario, ossia si tenta di concentrare in poche mani 15 anni di esecutivo nelle amministrazioni locali.
A sostegno della proposta del terzo mandato ai sindaci ci sarebbe la scarsità di volontari pronti alla causa politica in territori spesso periferici e di poco peso specifico politico. Questa linea può anche avere una parte di verità, ma che in un gruppo civico che ha numeri simili agli undici di una squadra di calcio ci pare molto strano che non ci sia nessun altro che non abbia le competenze per fare il sindaco. Sembra più una questione di tutela di ambizioni personali (e in alcuni casi anche reddituali) che superano qualsiasi logica del ricambio generazionale e formativo verso membri dello stesso partito o gruppo civico che sia. Un atteggiamento che va ad alimentare il qualunquismo generazionale che poi sfocia nell’astensionismo.
Se vogliamo educare i giovani del futuro al valore della democrazia e all’importanza delle istituzioni lo dobbiamo fare con l’esempio e non con le dichiarazioni. L’esempio di sindaci che al posto di fare le barricate in parlamento per il terzo mandato, potrebbero dare spazio ai loro vice o assessori che per anni sono stati dietro le quinte a prendersi i vaffa e a sistemare il bilancio affinché loro potessero tagliare i nastri e prendere i titoli sui giornali. Questo sarebbe educazione politica e civica, istruire e guidare prima e lanciare poi.
L’ho provato io stesso in un ruolo di rappresentanza. Ero diventato “troppo indispensabile e scontato“, era necessario fare un passo indietro affinché altri li potessero fare in avanti.
La democrazia è questo, tutto il resto è solo ambizione personale che ha tratti molto simili ai creatori della Superlega del calcio. Ma almeno li sono dispute fra privati.