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La prima puntata verso Darfo Boario Terme in Valcamonica è al lago Moro. “Verrucano lombardo” mi risponde chi sta sistemando il suo orto alla domanda sulla pietra rossa che costituisce il territorio. Pietra rossa, roccia dura, granitica, si dice verrucano dal monte pisano Verruca, roccia formatasi in età tardo permiana, 250 milioni di anni fa quando a Bergamo c’era il mare.

Di questa roccia son fatte le case e i muretti, pietra rognosa da lavorare perché si spacca come vuole. Invece la roccia della parte opposta della valle, quella di Gianico, è calcare, dove si vede la cima innevata di Monte Campione”. Adesso c’è quiete, due donne su una panchina, al tavolo picnic una coppia. E’ segnato il tempo del giro del lago, 50 minuti. D’estate per evitare l’ingorgo di auto c’è un servizio di bus navetta per i due chilometri da Darfo alla località Capo di Lago. La Chiesetta risale al ‘500, dedicata a S. Apollonia.

Ho incontrato un signore di Azzone che aveva fatto il giro del lago. Da una parte il sentiero, in ombra, corre in piano, dall’altra si alza sulle case sparse. Vengo a conoscere della strada che saliva da Rogno, la via Decia, per la Val di Scalve, via importante per l’attività mineraria. Sopra sporge la cima del Varena sul Pora. Il Lago Moro merita un’escursione a sé.

Darfo insieme a Boario hanno il titolo di città dal 1968. La vecchia Chiesa di Darfo è dedicata ai patroni bresciani, Faustino e Giovita. La devozione ai Santi patroni di Brescia fu portata dai monaci benedettini. Pare esistesse già prima del Mille. Sull’altare è montata la “macchina lignea del triduo” e fa bella figura e potrò restare per un po’. La via della valle vi passava davanti, stretta e fuori uso che riporta al passato. Si susseguono portoni che danno su piccoli cortili per abitazioni riadattate.  Vi si svolsero nel Medioevo lotte e vendette tra guelfi e ghibellini, simpatizzanti gli uni per il Vescovo di Brescia o sostenitori gli altri dei Visconti di Milano. Una famiglia si distinse a lungo e con ferocia, i Federici. Spadroneggiarono nella valle finché giunse Venezia che impose la pace e l’abbattimento dei castelli, tutti salvo quello di Breno. Vi prosperava un mercato che richiamava gente dalla vallata. La merce era portata sui barconi lungo l’Oglio fin qui navigabile.

Mi piace scambiare qualche parola con chi è del posto. Trovo le notizie di prima mano, anche, come in questo caso da che con problemi motori non può fare grandi discorsi ma basta per capire la strada che porta alla Chiesa vecchia e che se voglio il parroco lo trovo alla chiesa nuova, dal tetto a cappello cinese. Accostando pollice e indice vicino alla bocca e poi allargandoli mi fa capire che merita una visita.

La Chiesa nuova dedicata a Maria Madre della Chiesa è una festa di colori, con affreschi di Rota Sperti. E’ una luminosa sala a conchiglia, come uno spalancarsi al nuovo, un invito a chi passa, segno di una chiesa che non erige più bastioni per dominare o difendere la fede, ma un po’ smarrita cerca il dialogo.

A Boario Terme il Parco è chiuso, non agibile per una controversia tra Società e Comune. Si vede la caratteristica cupola in stile liberty in mezzo alla balconata sostenuta da snelle colonnette. La città del benessere e della salute oggi è ferma. Vuoti i tornelli all’entrata e all’uscita, abbassate le tapparelle degli hotel intorno. Il giardino è tuttavia curato. Si riprenderà normalmente per la stagione estiva, sperando che la siccità in corso non renda ancor più difficile il normale svolgimento dello stabilimento balneare. Igea fu tra le prime acque minerali che ho visto sulla tavola di casa, e poi come non ricordare “Acqua Boario, fegato centenario”.

Poco distante è un’altra Chiesa, recente anche se con già problemi di manutenzione. E’ stata voluta da un cappellano militare della ritirata di Russia, don Turla “rientrato dopo 4 anni di crudele prigionia portando nell’anima il calvario e gli eroismi dei soldati”. Fu un voto con chi si era salvato.  Sui lati ci sono mosaici di beati e santi contemporanei o quasi, da Padre Pio alle Beate Gerosa e Capitanio, da Giuseppe Tovini avvocato e militante cattolico nella politica sociale, allo stesso don Turla.

L’architetto fu Vittorio Montiglio Taglierini allievo di Marcello Piacentini e originario di Breno. Morì durante la realizzazione dei lavori investito dal treno sulla linea che scorre accanto.

Link utili:
Comune di Darfo Boario Terme
Mangiare a Darfo


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