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E’ appena fuori la tangenziale “esterna”, pur essendo in città, nel luogo indicato come Terre dei Corpi Santi, oggi la Barona. Il nome è legato ad una leggenda. Il carro che portava il sarcofago contenente i “corpi santi” dei Re Magi inspiegabilmente si fermò.

Non ci fu verso di farlo proseguire. Era destinato là dove sarebbe sorto il Duomo. Per accogliere le sacre spoglie allora si rimediò costruendo la Chiesa di Sant’Eustorgio, e in una cappella laterale rimase l’avello. Oggi passeggiamo verso il Naviglio Grande che riceve acqua dal Lambro e dall’Olona. Si tratta delle prime uscite del nostro neonato. Dopo giornate d’acqua una giornata di sole che ci porta verso la primavera, inverando il proverbio – alla veneta l’ho imparato – “alla madonna candelora de l’inverno semo fora”. L’infante protetto dalla tuta imbottita e la testolina avvolta in un berretto di lana sta fermo, non si lamenta, gli occhietti serrati. La sua pace mette brio a mamma e nonni.

Attraversiamo l’area dell’ex Ginori, storica fabbrica di porcellana ora convertita in villaggio creativo e in vie di botteghe del fashion. Gloriosa fabbrica di ceramica dell’Ottocento allora fuori città dove già si concentravano attività per la concia delle pelli e per la carta, prima della famiglia svizzera Richard, si fuse con la storica Ginori di Firenze, che operava nel campo della statuaria, vasellame e modelli preziosi. Vi collaborarono illustri artisti e designer tra cui Giò Ponti.

Scavalcando il ponticello si passa all’alzaia e alla sorprendente chiesa viscontea di San Cristoforo, dal rosso dei mattoni, gli archi a sesto acuto, gli affreschi statuari e dai toni accesi. Due altari e due navate affiancate, da una parte, quella più antica, con la raffigurazione di Dio Padre circondato da angioletti e i Santi in preghiera Giacomo e Giovanni Battista, dall’altra la Madonna con il bambino e quattro Santi. Le vetrate riverberano nell’interno un vivace gioco di colori. La statua di San Cristoforo, che ha il bimbo in spalla, legittima la dedicazione della Chiesa. Nella Leggenda aurea si racconta che Cristo-foro (portatore di Cristo) si era messo a disposizione dei pellegrini che dovevano varcare un torrente. Ma il bimbo che si presentò un giorno e che lui possente trattò come un piacevole trastullo si rivelò in mezzo al guado un peso tremendo. Si sentì perduto e invocò la salvezza.

Accanto alla Chiesa fu costruito l’ospizio per accogliere i numerosi pellegrini che per il Naviglio transitavano. Nella chiesa c’è una vistosa quantità di fiori bianchi, rimasti dopo qualche matrimonio. L’atmosfera che si respira è di raccoglimento, uno spazio dove ci si sente al riparo da frastuoni e da un via vai estraneo, qui un rifugio dove le finestre non sono come in casa per guardare fuori o controllare ma per rischiarare l’animo e raccogliere il pensiero. All’acqua rimanda l’inusuale ruota di mulino posta davanti all’altare. Mulini e fornaci operavano per i tanti bisogni di una città in crescita e destinata a imporsi in tutto il Nord.

Fuori si legge l’insegna della Canottieri di Milano. Un lungo canotto è adagiato sull’erba della ripa e in acqua qualcuno si sta allenando.  Il maestro segue dall’alzaia in biciletta dando il ritmo o il tempo, incoraggiamenti e consigli. Né manca il pubblico. La Darsena è vicina.

Rientriamo per la via dedicata all’illustre pedagogista anche lui svizzero, Giovanni Enrico Pestalozzi.  “Per lui educare non era riempire un secchio ma accendere un fuoco”.  Desiderio nostro e senz’altro dei genitori che attendono i figli fuori della Scuola Elementare Capponi. L’uscita dei bambini è chiassosa. Chi si rincorre, chi si slancia in braccio, chi attraversa a casaccio – tanto i vigili sorvegliano – chi avanza mano nella mano con l’amica. Noi ci aggiriamo con la carrozzella, che non è l’unica. Lui, il nostro pupo, dorme. Non si accorge di urla, fischi e richiami. Assapora l’aria tiepida e l’ultimo sole che si infila tra le case prima del tramonto.

Venuti dalla Chiesa di Santa Rita torniamo verso l’altra, dei Santi Nazario e Celso. Sei erano le parrocchie di un quartiere che si sta rinnovando, sempre più inglobato nella grande città.


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