Biondi immobiliare

Il caos economico generato dalla crisi del covid-19 non lascia molti dubbi su chi avrà più ripercussioni occupazionali da qui in avanti. Il comparto alberghiero-turistico sarà falcidiato non solo dalla stagione odierna, per i rigidi regolamenti anti contagio, ma è probabile che fino al vaccino il settore sarà fortemente ridimensionato.


E la maggioranza impiegata – sia continuativa che stagionale – di tale comparto è composta da donne. Bar, ristoranti, alberghi, luoghi di villeggiatura e divertimento hanno un bacino di dipendenti a trazione femminile, e molti di queste donne andranno incontro a perdite di reddito e nel peggiore dei casi anche di posto di lavoro. Non è bello, non è democratico, non è giusto, ma si sa l’economia al tempo della globalizzazione non guarda in faccia a nessuno. Chi è più fragile dal punto di vista contrattuale e da quello del mercato ne paga il prezzo. Tutto questo senza che ci sia una massoneria, un cattivo da dipingere, come ogni tanto qualche politico tenta di trovare per la solita logica del mantenimento del proprio status quo.

Sono passati diverse settimane dal lockdown dove le stesse persone che sui social inneggiavano alla salute prima di tutto, ora invece fanno il diavolo a quattro per la questione economica. Non siamo mai stati tutti uguali. Non lo saremo mai. Ma sarebbe elegante ogni tanto provare a tenere la stessa linea sia quando le cose vanno, bene sia quando vanno male. Sentire politici locali e nazionali dire “i medici dicono…” e “state a casa” per poi sentirli qualche mese dopo parlare di flat tax e quota 100 o marciare “per la parità salariale” sa molto di presa in giro. Anzi no, sa di opportunismo politico. In questa fase le donne del settore turistico alberghiero hanno bisogno di tutto tranne che di strumentalizzazioni.


Nel primo dopoguerra britannico il premier David Lloyd George ha avuto il coraggio di dare la precedenza agli uomini tornati dal fronte nella ricerca di un’occupazione anziché premiare le donne che si erano sobbarcate il doppio lavoro “fabbrica-famiglia”. Occupazione e soldi per tutti non c’erano. È stata fatta una scelta. Un politico che si è assunto il rischio e una responsabilità. Dichiarare che non ci sono soldi per tutti e bisognerà fare delle scelte in Italia non si può. Bisogna sempre fare finta che ci vogliamo tutti bene e siamo tutti fratelli in nome di una solidarietà che la si può misurare in qualsiasi assemblea condominiale o in qualche studio notarile che si occupa di successioni
Non è democratico, civile e forse nemmeno costituzionale, ma almeno sarebbe un bagno di realtà di cui la politica italiana avrebbe bisogno.

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Autore

Davide Bettinelli

Nato a Trescore nel 1982. Diplomato alla "Pesenti". Occupazione operaio metalmeccanico. Membro del consiglio di fabbrica per la CISL dal 2006 al 2014. Calcio CSI dal 2003 al 2009. 1° posto Endenna gruppo di campionato 2007-2008 Arbitro CSI dal 2009 al 2011. Presidente calcio a 5 CSI dal 2010 al 2013 della Mirafiori. 1° posto gruppo E nella stagione 2011-2012. 1° posto torneo Epifania a Berbenno nel 2011. Tennis a livello amatoriale dal 2013 al 2017. Miglior risultato quarti di finale torneo Quarenga 2016. Iscritto al PD dal 2010

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