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La cadenza finale del nome(-ate) manifesta l’origine celtica di Olginate. Dalla sponda bergamasca lo si guardava con indifferenza. Si sentiva parlare di scazzottate sul ponte tra giovani e meno giovani dei due paesi che nel sangue avevano gli anticorpi di due Stati contrapposti per secoli, il Ducato di Milano e la Serenissima.

D’estate ci si confrontava anche nei tuffi dal ponte, mio padre tra loro. L’eco della rivalità mi giungeva quando partecipavo al concerto di campane nella festa del paese. A me assegnavano la campana piccola. Quando la manovra agli ordini del capo campanaro riusciva e i suoni delle campane erano sincronici qualcuno commentava: “questo è per quelli di Olginate!”.

Il ponte, intitolato a Vittorio Emanuele III, è stato fatto di recente là dove le sponde si avvicinano per i sedimenti dei torrenti contrapposti Aspide e Gallavesa. Prima si attraversava sul traghetto che partiva dall’attuale Piazza del Porto. Quando si tracciò la linea ferroviaria da Milano a Lecco la municipalità fece di tutto perché passasse dal paese ma per problemi tecnici si optò per il passaggio al Lavello. La stazione fu indicata come “Calolzio-Olginate”.

La Chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’Agnese. Di lei si racconta la storia con quattro affreschi posti ai due lati dell’altare maggiore e sotto la didascalia in latino -. Sono opera di Casimiro Radice pittore autodidatta che lavorò per il Lago e oltre Lecco mentre gestiva la locanda di Galbiate. Della vergine romana Agnese si racconta che fu corteggiata dal figlio del governatore. Lei non volle venir meno alla promessa che all’unico Dio aveva fatto. Di spada fu trafitta alla gola. Una testimonianza che l’avvicina alle problematiche dei nostri giorni.

Per la facciata e il campanile ci lavorò l’architetto Bovara di Valmadrera, che non ne ricavò, penso, la stessa soddisfazione come da quella di Calolzio, tutta opera sua, e che nella posizione in cui sorse esaltava la magnificenza dello stile.

Questa di Olginate era stata fatta perché la vecchia Chiesa dedicata a Santa Margherita era vicina al lago e soggetta ad allagamenti. Nella stessa piazza del porto odierna Piazza Garibaldi si trova la Torre segno di presidio del confine da parte del Ducato di Milano, quando scaramucce ben più cruenti avevano luogo.

Il paese è sempre stato raccolto vicino all’acqua. Qui passava il traffico di merci e barconi, qui correva l’alzaia lungo l’Adda, qui si viveva del pescato. Calolzio era più staccato. Gli olginatesi erano gelosi del loro lago e lo difendevano. Qualche pescatore lo si trova oggi nei pressi della Diga costruita per regolare l’afflusso dell’acqua e intervenire, non certo in questa siccità, quando le forti precipitazioni mettono a rischio Como. Si apposta anche qualche fotografo naturalista con l’obiettivo puntato sugli aironi che attendono con altrettanta pazienza il passaggio dei sempre più rari pesci.

Oltre che con le stradine strette e vicoli Olginate aveva le contrade e qualche casolare sparso e sulla strada le locande che hanno spesso avuto equivoca nomea.  Si ballava e chissà cos’altro, pensavamo noi cresciuti all’ombra del campanile.

In contrada – in realtà sull’antica e importante via Regina che da Milano conduceva a Lecco – c’era la Chiesa di Santa Maria in vitis (tra le vigne)con l’annesso Convento dei Fratelli di S. Ambrogio ad nemus (nel bosco), e la precisazione latina indicava lo spirito di penitenza e di raccoglimento che doveva animare i frati. C’erano con la Parrocchia, come spesso succedeva, diatribe e conflitti per lo più per ragioni di offerte, lasciti o prebende. Con la soppressione dell’ordine tornò la pace.

Olginate si era staccato dalla Parrocchia di Garlate al tempio di San Carlo che fu celebrato con una statua che si trova ancora all’inizio del ponte. Calolzio si era reso indipendente da Garlate cent’anni prima, nel 1443. Ricordo quando l’arciprete di Calolzio aveva trovato dietro l’armadio della sacrestia del Santuario del Lavello la pergamena della nuova costituzione. Gli olginatesi sono sempre stati devoti del Santuario come del Santo di Somasca, S. Gerolamo Emiliani.

Quando parlava di musica mio papà che suonava nella Banda “Gaetano Donizzetti” costituitasi sulla ventata nuova che Napoleone aveva portato in giro per l’Europa – ma a Calolzio c’era  un altro Corpo Musicale intitolato a “Giuseppe Verdi”, tuttora in benefica competizione – diceva:  “gli olginatesi sono canterini, noi siamo musicisti”. Sono passati quei tempi e i paesi si confondono e non si guardano più.

Link utili:
Comune di Olginate
Mangiare a Olginate


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