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Se dovessimo menzionare quali siano i luoghi più belli della nostra provincia e della città di Bergamo, sicuramente figurerebbero, in questo corposo elenco, diversi luoghi la cui connotazione principale è quella di essere luoghi sacri, appartenenti alla religione cattolica.

D’altronde, essa ha costituito (e, a volte, ancora rappresenta), un modus vivendi fortemente vivido e parte integrante della cultura bergamasca: consideriamo, ad esempio, le processioni e le varie manifestazioni di devozione popolare (soprattutto legate al culto mariano), che hanno da sempre rappresentato punti di riferimento per la vita comunitaria dei nostri territori. Le realtà ecclesiastiche, oltre a porsi come luoghi e aspetti della cultura e della formazione, erano anche (talvolta) gli unici approcci che un fedele poteva avere nei confronti della musica: in particolare, dall’inizio del XIX secolo, le realtà dei comuni con una storia musicale già affermata (Gandino, la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, Treviglio, etc…) costituirono veri e propri punti di riferimento per coloro che volevano approcciarsi al mondo della musa Euterpe.

Risalgono a questo periodo, ad esempio, i contrappunti, gruppi vocali-strumentali che animavano le più importanti funzioni dell’anno liturgico e che, spesso, viaggiavano per la provincia grazie alla loro fama e bravura.

Non dimentichiamo, infine, un aspetto molto importante, ovvero la storia organaria del nostro territorio: a partire dal Cinquecento, quando la dinastia degli Antegnati iniziò ad operare attivamente in bergamasca, la storia del re degli strumenti proseguì nei floridi esempi e contributi delle famiglie Serassi e Bossi, oltre a botteghe minori (come i Perolini), che contribuirono a forgiare una sensibilità musicale nuova.

L’Ottocento, come sappiamo, fu il secolo dell’opera e del melodramma, ed anche la musica per la liturgia ne fu fortemente influenzata (pensiamo, ad esempio, alle pagine organistiche dello zanichese Felice Moretti, più conosciuto come Padre Davide da Bergamo, nelle quali gli echi delle note di Donizetti, Mayr e Rossini trionfano anche nel contesto dell’Eucaristia).

Tale connotazione di queste pagine, però, perse via via l’aderenza al contesto liturgico, divenendo semplice prerogativa di spettacolo da parte dell’esecutore (o degli esecutori, in caso di organici più numerosi): sul finire del XIX secolo tale pratica era ormai diffusa ormai in tutto lo stivale, e sia le alte cariche ecclesiastiche sia alcuni musicisti desiderosi di un cambiamento guardavano preoccupate a questo ‘impoverimento’ del significato liturgico nelle opere musicali di carattere sacro.

Fu da questo desiderio di rinnovamento che nacque il Movimento Ceciliano o la Riforma Ceciliana (così denominato in onore di Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti) e il suo scopo era dunque recuperare la solida tradizione della Polifonia Antica e del Canto Gregoriano oramai da troppo tempo assenti nella liturgia in favore di arie d’opera e di musiche di chiara derivazione melodrammatica. Dunque, nel pensiero comune ceciliano la Monodia Liturgica e la grande Polifonia Sacra rinascimentale (specialmente le Scuole Romana e Fiamminga), dallo stile grave e solenne in auge nelle Cappelle Musicali Romane del ‘500 e prive di accompagnamento, costituivano il repertorio ideale da proporre nel contesto liturgico e dal quale prendere spunto per ridonare una dignità “autentica” alla Musica Sacra, in quanto rappresentavano il perfetto rapporto tra Parola e Musica, quest’ultima priva di sterili virtuosismi e teatralità, veicolatrice del più alto Messaggio.

Sebbene vi furono esperienze anticipatrici di questa sensibilità (ad esempio, nell’operato di alcuni compositori come il cremasco Vincenzo Petrali (1830 – 1889), o Giovanni Tebaldini, amico di Ponchielli), l’atto di nascita di tale movimento possiamo farlo risalire al 1903, con l’emanazione del Motu Proprio “Inter sollicitudines” emanato il 22 novembre (giorno di Santa Cecilia) da Pio X. L’Inter Sollicitudines è da considerarsi come sintesi del pensiero di riforma della Musica Sacra auspicato già anni addietro dalle tante Associazioni Ceciliane nate in tutta Europa.

A seguito dell’emanazione di tale documento, nacquero in tutto il territorio italiano diverse Scholae Cantorum, ovvero realtà corali dilettanti che si occupavano del mantenimento della polifonia  secondo i dettami correnti, all’interno delle funzioni liturgiche nelle parrocchie. Furono molti i nomi, a livello nazionale ed europeo, che si distinsero nella composizione di pagine sacre ispirate al ‘rinnovamento polifonico’: Lorenzo Perosi, il già citato Tebaldini, Licinio Refice e Raffaele Casimiri. Ma anche in territorio bergamasco diversi furono gli autori che contribuirono a fecondare la Liturgia con le loro opere. Ecco alcuni esempi:

Emilio Pizzi (nella foto di copertina)

Nato a Verona nel 1861, iniziò a studiare presso l’Istituto Donizetti nel 1869, che continuò a frequentare fino al 1881, anno di conclusione del suo percorso. Fu allievo di Vincenzo Petrali, Matteo Salvi e Alessandro Nini, ponendosi sempre in contatto con la realtà musicale della Cappella di Santa Maria Maggiore (della quale il Nini era Maestro).

Dopo la formazione bergamasca, si recò a Milano studiando con Bazzini e Ponchielli: nel Conservatorio meneghino ebbe modo di conoscere, come compagni di studio, Puccini e Mascagni, dei quali rimase fedele amico. L’iniziale esordio compositivo di Pizzi fu destinato all’opera: diversi infatti furono i titoli da lui composti fino al 1893 (Lina, William Ratcliff, Editha), anno nel quale il compositore bergamasco si spostò frequentemente tra Londra e gli Stati Uniti, dove riscosse notevole successo. Dopo alcuni anni esteri, il Maestro rientrò a Bergamo nel 1897 come maestro di Cappella della Basilica di Santa Maria Maggiore e come direttore del Conservatorio cittadino: è durante questo periodo che la sua produzione sacra, austera ed impegnata, fa la comparsa. In occasione del centenario della nascita di Gaetano Donizetti, in quello stesso anno, compone una Messa da Requiem in onore del grande compositore, seguita gli anni dopo da altre messe e pagine sacre, in pieno stile e in totale aderenza agli ideali ceciliani. Dopo alcuni anni di insegnamento e di tournée tra l’Inghilterra e il resto dell’Europa, Emilio Pizzi morì a Milano nel 1940.

Andrea Castelli

Sacerdote, organista e compositore, nacque a Villasola di Cisano Bergamasco nel 1876. Dopo gli studi con Airoldi e Giovanni Previtali di Solza, iniziò a frequentare il collegio di Celana, avendo come compagno di studi un giovanissimo Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1902, Castelli divise la propria attività tra la liturgia e la composizione, realizzando diversi canti devozioni divenuti alcuni anche celebri (ad esempio, è lui l’autore della canzoncina mariana ‘Nome Dolcissimo’, o dell’Inno missionario ‘Gesù lo sguardo amabile’). Nel primo dopoguerra diviene curato a Martinengo e poi a Chiari, per poi trasferirsi a Bergamo prima nel quartiere di S. Lucia e poi presso la Parrocchia di San Tommaso fino alla sua morte, avvenuta alla veneranda età di 94 anni nel 1970. Ecco come lo ricordò un altro importante nome della musica sacra bergamasca, Egidio Corbetta: “In Castelli musica e vita, fede e canto erano un tutt’uno […] Nelle sue musiche c’è l’espressione dell’anima in preghiera, dell’uomo innamorato di tutti e della vita.”

Guido Gambarini

Il Maestro Guido Gambarini nacque a Chiuduno nel 1907. Dal 1916 al 1927 studiò organo e contrappunto prima con Alessandro Marinelli e poi Agostino Donini, con il quale ebbe sempre un rapporto fedele di amicizia, per poi completare gli studi a Milano con Arnaldo Gallera. Dal 1934 divenne organista in S. Alessandro in Colonna a Bergamo, dirigendo anche il Coro dell’Immacolata. Nella capoluogo bergamasco, inoltre, fu a lungo insegnante di organo, morendo nella sua città nel 1978. Le pagine composte da Gambarini furono moltissime (più di 150 composizioni), tra cui Messe, mottetti, cantate, inni, cantici, offertori, oltre a diversi brani strumentali. Di menzione particolare è il suo ‘Magnificat’, che ricevette notevoli giudizi positivi dalla critica alle sue  esecuzioni.

Giuseppe Pedemonti

Nato a Foresto Sparso nel 1910, fu ordinato sacerdote nel 1932 dopo gli studi a Bergamo e a Roma. Nel 1914 si diplomò in composizione sacra al Pontificio Istituto di Musica Sacra con Casimiri, e Refice. Nel 1950 ridiede vita alla soppressa Cappella musicale di Santa Maria Maggiore a Bergamo, dirigendola dal 1972. Il repertorio composto da Pedemonti è notevole: Messe a 3 e a 4 voci, cantate, composizioni sacre, tra cui le ‘Sette Parole di N.S. Gesù Cristo in  Croce’, e molto altro. Oltre ad essere attivo come compositore, fu a lungo studioso della musica sacra, in particolare modo di quella di Giovanni Simone Mayr. Morì nel 2003. Ecco alcune parole sulla sua musica, scritte da L. Mologni: “L’opera di Mons. Pedemonti, nel campo della Musica Sacra, rappresenta un originale innesto sul tronco millenario del canto liturgico e costituisce uno un tentativo ma una forma mirabilmente raggiunta di arte sacra”.

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William Limonta

William Limonta nasce a Bergamo nel 2000. Inizia lo studio del pianoforte all’età di 9 anni sotto la guida del M° Marco Chigioni, continuando presso il Conservatorio “Gaetano Donizetti” prima nella classe del M° Fabiano Casanova e poi con Ivan Vihor Cohar. Si è diplomato nel 2019 presso il Liceo Musicale “Secco Suardo” di Bergamo. Dal 2018 inizia a coltivare la passione per la composizione, scelta che lo porterà a partire dal settembre 2019 ad entrare a far parte della classe del Triennio Accademico di Composizione presso il Conservatorio di Bergamo prima con il M° Pieralberto Cattaneo poi, dal 2021, sotto la guida del M° Orazio Sciortino, sotto la cui guida si è diplomato nel marzo 2023 con il massimo dei voti. Nel 2022 ha vinto il Primo Premio Assoluto nella sezione Giovani Compositori al 9^ Concorso di Composizione “Città di Albenga” con il brano “Dell’ombra e lume”. Il suo brano “Come adèss mé regòrde”, per voce recitante, ensemble di arpe e flauto ( composto nel 2018, in ricordo e su testi del prof. Umberto Zanetti) ha avuto ben cinque repliche e notevoli riscontri positivi, anche da parte di quotidiani locali. Durante l’epidemia Covid-19 all’inizio del 2020, ha contribuito come co-autore, insieme a Nicola Bigoni, al progetto “Resilienza” al fine di raccogliere fondi per l’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. Ha ricevuto una commissione da parte di Achrome Ensemble per il brano “Abendlied” per flauto, clarinetto e violoncello, poi eseguito presso il Conservatorio di Bergamo nel marzo 2022. Ha collaborato nell’aprile 2022 con il festival Bergamo Film Meeting nella realizzazione di una sonorizzazione per il film “L’horloge magique”, regia di Ladislas Starewitch (1928), ed eseguita live, in collaborazione con la classe di pianoforte del M° Alfonso Alberti presso il Conservatorio di Bergamo. A partire dal settembre 2022 ha iniziato il suo percorso di Laurea specialistica in Musicologia presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Pavia, presso il campus di Cremona. Collabora, da alcuni anni, con l’Associazione Musicale “Daniele Maffeis” , volta alla diffusione della musica del compositore di Gazzaniga (per la quale ha pubblicato il volume da lui curato, ‘Daniele Maffeis: Divagazioni Musicali’ edito nel giugno 2023 da Lubrina Bramani), eseguendo e divulgando in varie occasioni pagine del Maestro e di altri compositori bergamaschi, dei quali cura personalmente trascrizioni e revisioni, collaborando con diversi musicisti esperti del territorio. Lavora come articolista per la rivista online Eppen - Eco di Bergamo, ed è Presidente dell’Associazione A.P.S “Musica Ragazzi” di Osio Sopra (BG).

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