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Dalla firma e dalla scrittura di Carlo Calenda, leader di Azione, emerge un buon bagaglio intellettivo basato su un pensiero concreto, che lo rende capace di risolvere situazioni pratiche. Egli, infatti, dimostra di essere capace d’infondere fiducia negli altri e di essere allo stesso tempo protagonista (vedi scrittura che mantiene il rigo di base in modo chiaro).

Calenda è però anche attento, come del resto succede a molti altri politici, al proprio Ego: infatti, il timore di non essere considerato o di essere messo in discussione e quindi di perdere la notorietà, fa scattare, come meccanismo di autoprotezione, un certo narcisismo (vedi firma con lettere iniziali assai grandi).

Le paure e i timori sopra descritti allontanano dalla sicurezza, dando spazio ad emozioni che possono interferire su alcune decisioni che lo coinvolgono in prima persona. Ciò rischia di far emergere un’emotività per lui inusuale, dovuta all’emergere di preoccupazioni inconsce; anche Carlo Calenda, quindi, ricorre a strategie che gli garantiscano fiducia e riparo per il suo egocentrismo (vedi lettere “m” minuscole vergate ad arco in una scrittura chiara e leggibile). Ciò sta a indicare anche la dicotomia tra il voler essere padrone di sé stesso e del proprio credo politico da un lato e il bisogno di sentirsi tutelato e protetto dall’altro.

Chiarezza espositiva, concretezza e anche una certa scioltezza grafica sono segni che ci permettono di cogliere un’intelligenza produttiva e pertanto capace di risolvere problemi del quotidiano, un po’ meno quelli troppo complessi.

È però la sfera emotiva a non permettere a Calenda una stabilità che duri nel tempo. Egli è quindi costantemente “a caccia” per trovare quelle sicurezze che sole gli possono garantire il privilegio di trovarsi sempre sulla “vetta” della politica.      

dr.ssa Evi Crotti
psicopedagogista e scrittrice, esperta di grafologia

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