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E’ una giornata limpida e un sole abbagliante ci farà compagnia. Ci inoltriamo per Gorlago, costeggiandolo sulla destra, al confine con Carobbio degli Angeli.

La prima sorpresa è la grande centrale elettrica, in piena attività di uomini e mezzi. Una delle prime centrali del ‘900 a ricevere energia prodotta in Valcamonica. Allora i pezzi di traliccio si issavano sui pendii con l’aiuto di muli e a mani nude. La centrale doveva far fronte ai bisogni della crescita industriale e di illuminazione dei centri della pianura, Milano in testa.

La seconda tra le attrazioni di Gorlago è il ponte romano sul Cherio, emissario del Lago d’Endine. Rifatto nel corso dei secoli mantenne l’inconfondibile struttura. La strada romana passava a ridosso delle colline e i fiumi o torrenti erano sempre un problema. I romani erano esperti nella costruzione di ponti e viadotti e si aggirarono nei paraggi almeno duecento anni prima di Cristo.

Per via Casa Quadra si attraversa il centro storico. Era il fortilizio dei Lanzi, con annesso edificio sacro che è la Chiesa di Sant’Andrea. Vicino al “castello” si formò il borgo, case di servi e coloni. Possiamo immaginare le lotte tra guelfi e ghibellini che vi si svolsero, Gorlago fieramente ghibellina. Tutto visualizzato nello stemma del Comune. Nella zona c’erano diversi castelli e la loro attività si spense con l’arrivo di Venezia.

Questo è restaurato. Posso immaginare i tesori che ancora contenga, svelati nelle periodiche visite guidate. Si passa per il centro vecchio dove si aprono portali che testimoniano la presenza di ville e case nobili.

Usciamo dall’abitato passando per la Chiesetta di S. Spiridione. Con noi sostano due donne a passeggio col cane. Meravigliate come noi e senza risposte alla nostra curiosità che si volge alle targhe poste ai lati del muretto di cinta intestate a persone della stessa famiglia Pintòr.  A me richiama il parlamentare comunista Luigi Pintòr, cofondatore del Manifesto negli anni ’60 che era però romano. Ma visto il mestiere che evoca il cognome, quello del pittore, dovrebbe essere diffuso. La cappella, ben conservata e protetta, fu costruita per gli appestati. Il nome, come trovo in Internet, si riferisce al vescovo di Cipro partecipante al Concilio di Nicea, famoso perché fondamentale nella formulazione del “credo” cristiano.

Ci avviciniamo al bosco attirati da un altro castello, quello degli Angeli che domina sulla collina. “Impossibile raggiungerlo. E’ proprietà privata, diventato location per matrimoni ed eventi”. Ci fermiamo sotto, al Vecchio Mulino, attuale Sede degli Alpini di Gorlago. Loro l’hanno sistemato e hanno creato la sede, con ingranaggi del vecchio macchinario. “La Protezione civile è assunta dall’Anas. Sono gli alpini che coordinano gli interventi in caso di calamità naturali” mi dice un responsabile. Le pareti sono tappezzate di foto e gagliardetti. Fuori ci sono panche e tavoli. Davanti scorre la roggia Bolgara, con il salto che un tempo muoveva la ruota, di questo mulino e di un altro a valle, oltre che bagnare i campi. Esce e ritorna nel Cherio, poco distante. Il contadino mi ha parlato dell’allagamento di qualche anno fa. “L’acqua era arrivata al mulino”. “Non tenevano pulito l’alveo?” “Lo pulivano regolarmente ma quando l’acqua è troppa e tutta in una volta, non ci sono sponde che tengono”.

Seguiamo per un po’ il sentiero nel bosco verso Carobbio. Il cartello indica un percorso a piedi e in bicicletta denominato Plis del Malmera e del Colle degli Angeli. Su iniziativa dei comuni limitrofi si vuol proteggere il territorio nella sua biodiversità e preservare la sua qualità paesaggistica. Siamo nelle Terre del Vescovado,  una zona che si propone come risorsa per l’economia locale e per un turismo lento.

Tra gli alberi di nocciola quando il sentiero sale le prime castagne della stagione, per me sempre un’emozione.

Vogliamo raggiungere il Lago d’Iseo passando per Zandobbio. “Diritto raggiungi la frazione Selva e una volta scavalcato il colle sei nella valle che sbuca su Sarnico”.  La suora ci spiega che la Parrocchiale è dedicata a San Giorgio, quella della Selva a Santa Anna. Le cave del marmo pregiato fanno quasi da cornice. Vien la voglia di fermarsi. Ma il lago e la bella giornata settembrina ci spinge oltre.


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