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Lo sport professionistico si basa su alcuni capisaldi: la televisione, gli sponsor, la pubblicità. E sì, be’, anche la presenza di pubblico agli eventi, che si misura in migliaia di persone nei palazzetti chiusi ma può misurarsi in decine o centinaia di migliaia negli stadi, nei circuiti, sulle strade. Però, negli ultimi mesi, il pubblico non c’è stato più.

Lo sport professionistico, invece, è ancora qui.

Lo scorso 11 ottobre si è concluso il campionato di basket Nba, il più forte al mondo. Le sue ultime 172 partite si sono svolte tutte in una «bolla» a DisneyWorld, a Orlando, cominciando dal 7 luglio… o meglio, ricominciando, perché anche quel campionato a marzo si era dovuto fermare a causa della prima ondata del Covid 19.

Però, dopo l’attivazione della bolla, nessun giocatore è rimasto contagiato, né arbitro, né allenatore – ogni squadra, ed erano 22, aveva potuto disporre su uno staff di 35 persone. In totale c’erano 1˙600 persone (qualche cifra l’ha fornita Massimo Basile per la Repubblica cartacea del 13 ottobre) tutte controllate con tamponi quotidiani, tutte dotate di braccialetto che si metteva a suonare se individuava persone più vicine di 1,8 metri, tutte con mascherina tranne i giocatori nel corso delle partite.

In queste condizioni le tv (che nei soli Usa hanno comprato i diritti di trasmissione per 24 miliardi di dollari in 9 anni – considerando che ci vogliono circa 1,2 dollari americani per comprare 1 nostro euro) hanno potuto trasmettere le partite senza nessun cambiamento di programma.

Il calo dell’audience rispetto allo scorso campionato è stato del 20%, ma intanto l’affare è continuato. Altri eventi sportivi, tra spostamenti e cancellazioni di partite, hanno perso molto di più: l’hockey su ghiaccio il 61%, il tennis degli Us Open il 56%, l’automobilismo della 500 miglia di Indianapolis il 32%.

Di fatto la maggior parte dei soldi persi dalla Nba rispetto ai livelli abituali sono stati quelli della mancanza del pubblico nei palazzetti. Niente vendita di gadget, niente ristoranti aperti, niente parcheggi – per una perdita di 1,2 miliardi di dollari.

Altre leghe statunitensi stanno perdendo molto di più (secondo uno studio effettuato da Nicola Sellitti per Affari&Finanza cartaceo del 19 ottobre): la Nfl di football 3,2 miliardi, la Mlb di baseball 5 miliardi. Perdono anche i campionati di calcio europei: la Premier League inglese 1 miliardo di euro, la Serie A italiana 650 milioni.

Resi ottimisti dal successo della bolla, quelli della Nba hanno già programmato anche il prossimo campionato. La stagione regolare comincerà il 22 dicembre, ogni squadra disputerà 72 partite invece delle classiche 82 fino al 16 maggio, i playoff finiranno alla peggio il 22 luglio (ne ha scritto Davide Chinellato per la Gazzetta dello Sport del 7 novembre).

Perché queste date? Per consentire la chiusura del campionato prima dell’Olimpiade di Tokyo. Altro evento che le televisioni vogliono trasmettere, a prescindere dalla presenza del pubblico dal vivo.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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