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Dal 10 ottobre al 10 novembre, le arcate murarie di via della Boccola 13 si trasformano per la prima volta in spazio espositivo, grazie alla mostra C12H22O1, progetto ideato e curato da Edoardo De Cobelli di Associazione Volta, e realizzato con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e l’autorizzazione dell’Assessorato al Patrimonio. Gli spazi, che costituiscono le fondamenta dell’Ex Monastero del Carmine, patrimonio comunale di grande prestigio, diventano luogo dedicato all’esposizione di una serie di lavori scultorei di Mafalda Galessi, giovane artista bergamasca, il cui titolo fa riferimento alla formula molecolare dello zucchero.

Questa piccola mostra, ospitata nelle fondamenta di un bene architettonico di grande valore come il Carmine – commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti – dà prova del coraggio delle giovani generazioni che osano portare esperienze artistiche in spazi normalmente non deputati ad attività espositive. Un’operazione come questa getta un cono di luce in angoli nascosti di Città Alta, favorendo la scoperta di nuovi percorsi esplorativi tra le vie antiche, fuori dai flussi turistici ordinari.”

La ricerca di Mafalda prende forma attorno alla formula chimica del saccarosio, lo zucchero. Un elemento iper-comune, una molecola solubile che nelle sue opere, composte al 99% da materiale organico, si trasforma in un materiale estremamente resistente all’umidità e alle condizioni esterne. La manipolazione che ne fa l’artista è opposta alla manipolazione tecnologica-industriale, che trasforma la barbabietola da zucchero in un prodotto regolare e cristallino. È un rimpasto organico, quasi semiotico, che agisce sul significato comune della molecola. La regolarità si mischia, il colore si sporca. Il saccarosio torna alla forma informe e primordiale, come elemento da cui trae origine la vita e prende energia l’organismo.

Se lo zucchero industriale è stato capace di massificare un gusto, quello per il dolce – e con esso, secondo il principio di incorporazione di Fichler, anche il pensiero e l’immaginario – Mafalda rielabora questo immaginario alla luce di alcune teorie scientifiche e della natura versatile della molecola.  Alla suggestione creativa della Panspermia, teoria da cui parte la riflessione dell’artista, si accompagnano in Mafalda quelle di alcuni gruppi di ricercatori secondo cui, nei corpi spaziali che gravitano non lontano dalle stelle a noi vicine, ci sia ribosio, uno zucchero essenziale per la codificazione del DNA. L’opera di Mafalda Galessi assume così le sembianze di una conformazione rocciosa, un minerale venuto dall’esterno, un meteorite che racchiude in sè la molecola principale del nostro codice genetico.

Sabato 10 ottobre, dalle ore 16 alle 21, si svolgerà il momento inaugurale con la partecipazione libera del pubblico che potrà vedere l’installazione illuminata a cancelli aperti. L’esposizione sarà illuminata tutti i giorni dalle 18.30 alle 21.30 fino al 10 novembre.


CHI E’ MAFALDA GALESSI
Mafalda Galessi è un’artista visiva classe ‘92 originaria di Bergamo. Attualmente vive e lavora a Milano dove ha conseguito la laurea triennale, con lode, in Pittura ed Arti Visive e quella specialistica in Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. La sua ricerca si concentra sullo studio di materiali organici di uso quotidiano, con i quali crea composti sperimentali ed architetture capaci di adattarsi al contesto ambientale. Il suo lavoro cerca la magia celata tra gli oggetti e le forme comuni, che emerge attraverso opere ibride e un dialogo scultoreo con coniuga aspetti apparentemente antitetici.
Nel 2018 partecipa alle mostre collettive ‘Disaccordi’ a cura di Massimo Bartolini – StudioEO, Milano – ‘Il corso delle cose’ a cura di Marco Scotini e ‘Il Paradigma di Kuhn’ a cura di Ettore Favini – Galleria Fuori Campo, Siena e StudioO2, Cremona. Nel 2017 è tra i 30 artisti selezionati per la mostra ‘The Great Learning’ a cura di Marco Scotini – La Triennale, Milano. Nel 2019 collabora alla realizzazione di BABEL, l’opera site-specific di Andrea Mastrovito per Assab One.


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