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Nel nostro paese il mondo del sociale viene identificato con il nome Terzo Settore e alla luce della legge delega 10/2016 tale ambito viene definito come il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi, in coerenza con le finalità stabilite nei rispettivi statuti o atti costitutivi.

Durante il lockdown diverse associazioni non profit, tramite i loro preziosi volontari, hanno svolto su tutto il territorio nazionale servizi di welfare di alto livello fornendo svariate tipologie di servizi ma, soprattutto, sono stati prossimi ai loro utenti non facendoli sentire soli e/o abbandonati nella tempesta. Oggi che il peggio, ci auguriamo, sembra passato i media italiani stanno concentrando le loro comunicazioni principalmente su due temi: la curva dei contagi legati al Covid 19 e il Recovery Found (209 miliari di euro in arrivo dall’Europa per l’Italia) ma in entrambi i casi il grande assente è proprio il Terzo Settore.

I miliardi del Mes sono ingenti come non se ne vedavano da tempo però la domanda che ci poniamo è: e il Terzo settore come mai attualmente non è presente tra i possibili beneficiari di questo fondo? Analoga assenza riguarda anche le imprese sociali anch’esse previste dalla riforma del terzo settore. Infatti, al momento della redazione del presente articolo, nel Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che è in sostanza l’applicazione operativa italiana del cosi detto Next Generation Eu che è stato approvato nel Consiglio Europeo del 21 Luglio 2020) non c’è alcun riferimento a questo settore e sui media nazionali tendenzialmente è difficile individuare pareri autorevoli che affrontino questa lacuna.

Sicuramente questa attuale dimenticanza andrebbe colmata anche solo partendo dalla consapevolezza di quello che il mondo del Non Profit italiano rappresenta, per quello che ha fatto, anche durante il picco pandemico, e per quello che ancora sta facendo sul territorio nazionale andando a dare risposte molto concrete ai bisogni-domande di assistenza dei cittadini. Questo momento storico può essere davvero una grande opportunità per dar vita ad una innovativa cooperazione, sia a livello programmatico che a livello progettuale, tra lo Stato e gli enti di Terzo settore traducendo cosi in modo molto concreto quanto indicato all’articolo 55 del Codice del Terzo settore (Legge delega 106/2016).

Durante il picco della Pandemia sui territori italiani si sono verificate forme di collaborazione molto efficaci tra Enti locali, aziende private profit e Enti del Terzo settore tutti uniti dal desiderio di perseguire risultati di interesse legati alla propria comunità attuando cosi, di fatto, il principio costituzionale di sussidiarietà secondo il quale, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l’azione. Un impiego del Recovery Found in logica sussidiaria che valorizzi quindi il Terzo Settore potrebbe, pertanto, generare nuove forme di servizi ai cittadini realizzando in modo concreto l’indicazione di cui parlava Mario Draghi nell’intervento fatto al Meeting di Rimini 2020 parlando di “debito buono”.

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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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