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Operazione Tedoldi n. 10

Sabato scorso 25 febbraio è stato un giorno memorabile per il Circolo scacchistico della Bassa Bergamasca: abbiamo ospitato a Spirano il 1° Torneo degli Allievi. Il quale ha avuto 24 partecipanti, di ogni età a partire dai 6 anni fino ai circa 70.

Provenivano da diversi paesi del territorio: Spirano, Comun Nuovo, Verdellino, Ciserano. Anche da più lontano, come Carate Brianza. E mi sa che ne sto dimenticando alcuni.

Nelle fotografie che accompagnano questo articolo, scattate da Licia Ghidotti e Marco Travali, la prova provata di quello che è successo, e anche di un po’ di quello che l’ha preceduto.

Perché l’inizio è stato intorno a ottobre del 2022, quando nella sede del Circolo di Spirano e nella biblioteca di Verdellino sono cominciati 2 corsi di scacchi per principianti. Quello in sede frequentato da bambini, quello in biblioteca con la partecipazione anche di adulti.

La durata è quella che nei miei anni da istruttore ho verificato essere ideale, cioè una dozzina di lezioni – una alla settimana per un totale di 3 mesi circa. Così ogni allievo può mancare qualche lezione senza per questo rimanere indietro rispetto ai compagni di classe, e intanto tutti cominciano a giocare a scacchi esplorando e scoprendo sempre di più all’interno di questo… be’, mondo, perché gli scacchi sono qualcosa di più di un gioco. Molto, molto di più di un gioco.

Un’altra cosa che ho verificato, per l’ennesima volta, è che alcuni processi mentali degli allievi cambiano mentre esplorano questo mondo, pur restando praticamente nei pressi del punto da cui sono partiti a causa del poco tempo a disposizione.

Nel corso delle prime lezioni il loro processo di scelta delle mosse è rapidissimo. Una sorta di «occhio vede, mano esegue immediatamente». Così le loro prime partite di allenamento durano pochi minuti, talvolta pochi istanti.

Con il succedersi delle lezioni l’occhio diventa più veloce nel vedere ma la mano… rallenta. Prima di eseguire, l’occhio cerca altro. Cerca qualcosa di meglio, di più complicato, di più raffinato.

L’effetto è che le loro partite si allungano, fino a diventare paragonabili a quelle che in gergo si chiamano semilampo, ovvero lunghe circa mezz’ora. Che è la lunghezza, mi pare, anche delle partite di chi sa giocare da molti anni ma non si dedica costantemente al gioco. In un paio d’ore, la sera con qualche amico, si giocano 3 o 4 partite.

E questa è una prima risposta a una delle ansie che hanno spesso i principianti: ma davvero c’è gente che gioca partite da 7 o 8 ore…? ma è possibile…? ma perché…?

Quella delle partite lunghissime è una tradizione che gli scacchi si portano dietro da sempre. I giocatori più bravi sono tali anche perché guardano meglio, più in profondità, più a lungo. E dopo averlo fatto… guardano ancora, per cercare qualcosa di meglio che magari gli è sfuggito.

Ok, c’è il talento. Ok, c’è la cura del professionista. Ma inoltre, be’, c’è quella cosa lì: la passione di cercare meglio.

(L’Operazione Tedoldi è una cosa che mi riguarda personalmente. È cominciata da una chiacchierata fatta al Circolo scacchistico di Treviglio intorno al 2007, e da una domanda che molti giocatori si pongono: un adulto che sappia giocare già da molti anni, pur essendo una schiappa come il giorno prima di imparare il gioco a che livello agonistico può arrivare…? Secondo un’opinione consolidata il limite è 2000 elo. Io ci sto provando)

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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