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Un lungo messaggio quello pubblicato questa mattina sui propri canali social da Roby Facchinetti, un post nato dopo l’ennesimo doloroso evento che lo ha toccato anche questa volta da vicino. Dopo la scomparsa, oramai di tre settimane fa di Stefano d’Orazio, a lasciare nel dolore la vedova Tiziana Giardoni anche la morte del padre di quest’ultima nei giorni scorsi.

Un post che con immenso dolore esprime in prima persona la propria rabbia che è la stessa che molti di noi hanno provato negli ultimi mesi: quella di non poter dare un ultimo saluto ai propri cari deceduti in questo delicato periodo di epidemia da Covid-19. Una situazione che Facchinetti definisce “inaccettabile in un Paese civilizzato”. Si legge infatti nel suo lungo messaggio:

“Anche in un tempo d’emergenza come questo, che però stiamo ormai vivendo da mesi, non ha scusanti il fatto che non si trovi una soluzione per assicurare questo necessario e ineludibile diritto, il diritto all’ultimo atto d’amore, a chi già vive la tragedia d’una perdita.”

Sono dure, molto dure, le parole di questa mattina del Bergamasco, che sin dall’inizio di questa pandemia ha più e più volte espresso con sincerità e sensibilità quanto stava provando per tutto ciò stava accadendo attorno a lui e nel mondo a causa del Coronavirus.

Si tratta di una situazione che, come lo stesso ha ribadito, in tanti hanno vissuto in prima persona in questi mesi: “e tutti, tutti, si sono visti negati il diritto di salutare il proprio congiunto”. Una voce su tutte però quella di Facchinetti che ha voluto spendere parole in prima persona con questo post per poter dare voce ai molti che non lo hanno potuto fare, a tutte quelle mogli, mariti, fratelli, sorelle figli e amici che non hanno potuto dire addio ai propri cari, portati via in un soffio.

Dolori che, come anche qualche utente ha commentato, non hanno trovato un senso, lutti che non sono stati veramente elaborati talvolta anche per questo incomprensibile risvolto, a tratti ancor più tragico della tragedia stessa.

Il lungo post pubblicato da Facchinetti vuole quindi essere prima di tutto un appello, un appello a chi governa perché possa “escogitare delle vie d’uscita al problema. Da febbraio a oggi avrebbe dovuto già farlo”. Continua poi Facchinetti:

“Delle camere asettiche? Delle coperture di plexiglass per i feretri? L’utilizzo delle stesse tute, maschere, protezioni dei sanitari, almeno per una persona a defunto? Qualcosa senz’altro è possibile, fare; e soprattutto credo sia inaccettabile continuare a non risolvere il problema, a ignorarlo, arrivando ad aggiungere tragedia alla tragedia che già troppi stanno vivendo.”

Un appello quello del musicista prima di tutto alla “sensibilità” del governo affinché possa dare una risposta a questo suo perché, che possa dare un senso a questo dolore, a questa negazione della “pietà” e del diritto inalienabile “di chi resta ma anche di chi se ne va, di amare ed essere amati. E di farlo e poterlo essere sino alla fine, sino all’ultimo istante prima che la terra di cui i nostri cari e tutti noi siamo fatti smetta di poter vedere il cielo”.

Un post che al termine si trasforma anche in un appello accorato a tutti coloro che lo leggeranno a far sentire la propria voce. Ecco perché abbiamo voluto accogliere questo suo appello, e condividere in questo articolo le sue parole sperando da farle risuonare come in una cassa, sperando che vengano lette anche da tutti coloro che magari non seguono direttamente il suo profilo Facebook.

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