Biondi immobiliare

Davanti alla Chiesa di Leno a scambiare qualche frase con un ambulante del mercato che mi vede fotografare: “Sei di Lonato? E cosa c’è di bello al tuo paese?” “Tanto. La chiesa con il cupolone che si vede dall’autostrada, la Torre, la Rocca. Sali alla Rocca e hai una veduta del Lago di Garda.” “La strada?” “Appena fuori segui per Montichiari e sempre diritto ci sbatti contro”.

La Rocca era fortezza scaligera, dei Signori di Verona poi dei Visconti di Milano. Quando arrivò Isabella d’Este la descrisse al marito Francesco Gonzaga, signore di Mantova e alleato di Venezia, come luogo ameno da abitare e non solo importante strategicamente. Forse lo diceva in una giornata serena e dolce come quella di oggi.

Sotto le sue mura avvenne lo scontro tra l’armata di Napoleone e l’esercito austriaco. Venezia era ormai fuori gioco. La vittoria francese portò al Trattato di Campoformio del 1797. Napoleone cedeva la Serenissima e tutti i suoi territori all’Austria ma guadagnava da altre parti.

Alla Rocca c’è una mostra fotografica di Mario Giacomelli. Un centinaio di istantanee che il famoso fotografo aveva esposto in una mostra a Lonato e poi lasciato in donazione. Ne hanno fatto una retrospettiva nella Casa del Capitano, posta in mezzo agli spalti. Alcune sono famose, come il girotondo di chierici sotto la neve, con un uso elegante di bianco e nero, senso di materia che si assottiglia ed evapora. Al piano sottostante, dove si trova un bel camino di epoca rinascimentale, è stato ricavato il Museo Ornitologico, omaggio alla passione per la caccia che i bresciani condividono con i bergamaschi.

Nel biglietto di visita è inclusa la visita alla Casa del Podestà che si trova prima di entrare alla Rocca. Abbiamo atteso la guida chiacchierando con una coppia di Alessandria, lui originario di Genova. Erano reduci da un giro in Veneto.  Siccome su Alessandria c’era poco da dire si è parlato di Genova, rinata, rifatta dopo disordini, alluvioni e disgrazie, del porto più a vocazione turistica, coi vicoli e le stradine pulite e tanti localini,  i nobili palazzi, l’Acquario, la Lanterna.

Si è costituita nella Casa una Fondazione. Il promotore è stato Ugo da Como, avvocato di Brescia, amico di Zanardelli, liberale dell’ala radicale contrapposta ai cattolici, ministro e poi Capo di Governo. Ugo da Como, anche lui senatore e ministro, si interessò non solo a raccogliere cimeli ma anche per dare una pensione agli invalidi di guerra.

La Fondazione ha lo scopo di conservare il patrimonio culturale di Lonato e il senatore si è prodigato a raccogliere come quadri, tappeti, mobili, libri, oggetti d’epoca, stampe, verbali, proclami, lettere, memorie. Lo scopo era di stimolare tra i giovani l’amore alla storia e alle scienze. In questa casa si ritirò negli ultimi anni, isolandosi dal nuovo Regime che gli era inviso. Si parla di una biblioteca di 30 mila volumi, tra cui preziosi incunaboli, con ricerche proprie e aperta ai ricercatori. Fa pensare al Vittoriale dove però l’impronta di D’Annunzio è più marcata.

Ai piedi della cinquecentesca Torre troviamo il ristoro, che via via si riempie di impiegati ritardatari più che di operai frettolosi. Posso informarmi sulla festa del paese, dedicata a Sant’Antonio, richiamo ad vocazione agricola rimasta sul territorio in una filiera alimentare di qualità.

Alla Chiesa di Sant’Antonio si accede dalla scalinata acciottolata attraverso un portale sobrio, lineare, sovrastato dalla lunetta con l’immagine del Santo monaco del deserto. Quando si entra l’occhio resta incerto, tra diversi altari che reclamano l’attenzione. L’edificio ha subito modifiche nel corso del tempo con aggiunte ricche ed eleganti. La Confraternita che qui si raccoglieva richiedeva spazi suoi. Le colonne dividono e aprono, creano un gioco di scene in un nascondere e aprire, indirizzando verso l’altare barocco della Madonna addolorata o la statua nera del Santo. Ideale per concerti.

Provincia di Brescia ma Diocesi di Verona, ha una Chiesa Parrocchiale maestosa dentro e fuori, con il cupolone che raccoglie il paese e lo caratterizza anche da lontano e che per tanto tempo ho scambiato per   Desenzano.


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