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Arriva l’estate e ci si mette a parlare di siccità, di mancanza d’acqua, di fiumi in secca. Eppure di acqua, sul pianeta Terra, ce n’è in quantità. Basti dire che il 70% della superficie del nostro pianeta è coperta dagli oceani, che sono una massa liquida di circa 10˙000 miliardi di mc (metri cubi). Se fosse distribuita in parti uguali agli 8 miliardi di esseri umani attualmente viventi, ognuno ne avrebbe quasi 75˙000 mc. Se si pensa che in ogni mc ci stanno 1˙000 litri d’acqua, significa che ogni persona ha potenzialmente a disposizione 75 milioni di litri.

Il problema è che la maggior parte di quell’acqua è salata, mentre alla popolazione umana serve di più quella dolce.

D’altra parte la soluzione esiste, sotto forma di impianti di desalinizzazione. Ne sanno qualcosa gli spagnoli, che sul proprio territorio ne hanno 765 e producono ogni giorno 5 milioni di mc. Ciò fa di loro i primi produttori europei di acqua desalinizzata, con una quota del 68% del totale di quel che si dissala in Europa.

L’Italia è 2ª nel nostro continente, con il 4% (questi dati li ha pubblicati Giovanna Mancini sul Sole24ore cartaceo dello scorso 23 luglio). La Mancini ha intervistato Pietro Tota, manager di Acciona Agua, la maggiore azienda spagnola del settore attiva anche in Italia, dove nel 2018 ha costruito il più grande impianto del nostro Paese – a Sarroch, in Sardegna. È a servizio di un’azienda locale ed è capace di produrre 12˙000 mc al giorno.

Altri impianti funzionanti qui da noi sono sulle isole di Lampedusa e Pantelleria, attivi entrambi dal 2014 e capaci di 10˙000 mc al giorno. Per gli abitanti di quelle isole si è trattato di un grande beneficio economico, perché adesso hanno acqua potabile al prezzo di 1,5 euro al mc. In precedenza ricevevano acqua potabile tramite un servizio di navi cisterna provenienti dalla terraferma, ma costava 16 euro al mc, quasi 11 volte tanto.

Sul resto del nostro territorio ci sono impianti capaci di produrre 17,8 milioni di mc l’anno, ovvero nemmeno 50˙000 mc al giorno. Solo che… la maggior parte non sono attivi. Come spesso succede qui da noi, il business è più nella costruzione che nell’effettivo funzionamento.

Una ricerca più globale sulla questione si può trovare online sul sito AcquaDelRubinetto al link: https://acquadelrubinetto.gruppocap.it/ambiente/acqua-nel-mondo/.

Tra i dati che riporta ce n’è uno significativo: la parte più grande dell’acqua è usata dall’umanità per scopi agricoli, il 70%. Poi c’è quella usata dall’industria, il 22%. Solo alla fine c’è quella utilizzata dalle persone – per bere, cucinare, lavarsi: l’8%.

In sintesi significa che molti degli inviti a risparmiare acqua, se rivolti alle persone cadono quasi nel vuoto. E il motivo è che, anche qualora ogni individuo ci si mettesse d’impegno, l’impatto globale sarebbe minimo rispetto al consumo totale.

Se però i dissalatori, una volta costruiti, fossero fatti funzionare, le cose potrebbero andare meglio.

Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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