Biondi immobiliare

Nei campionati di calcio di Serie A e B della prossima stagione, 2023-2024, ci saranno 40 squadre. Di esse il 35%, cioè 14, saranno straniere. Cioè, le società avranno sede in città italiane, e disputeranno le partite in stadi sul territorio nazionale. Ma i loro proprietari fanno capo a società con sedi all’estero.

A metterlo in evidenza sono stati Marco Bellinazzo e Benedetto Giardina, sul Sole24ore cartaceo dello scorso 18 giugno. I loro dati sono per la verità incompleti, nel senso che la burocrazia sportiva sta avendo a che fare con alcuni inghippi, come squadre che potrebbero essere retrocesse, non iscritte oppure penalizzate a causa di problemi con i bilanci.

La provenienza dei proprietari è varia, dagli Usa alla Cina al Medioriente, con una maggioranza nordamericana soprattutto in Serie A, dove 6 provengono da Usa e Canada.

Il fenomeno non riguarda soltanto l’Italia. È generalizzato nei campionati di tutta Europa – a parte quelli come la Germania dove le proprietà straniere sono vietate.

Già nel 2017 uno studio pubblicato online dal sito Notizie (al link: https://www.notizie.it/squadre-di-calcio-europee-con-proprietari-stranieri/?refresh_ce) riportava che in Inghilterra su 96 società calcistiche professionistiche, 36 erano di proprietà straniere. Una percentuale paragonabile a quella italiana attuale.

Peraltro alcuni degli «stranieri» che hanno comprato squadre fuori dai confini sono stati italiani. Come la famiglia Pozzo, da noi a capo dell’Udinese, che è diventata proprietaria di squadre in Inghilterra e Spagna.

Tutto ciò, a quanto pare, interessa poco ai tifosi delle squadre medesime. Loro, nel corso della stagione 2022-2023, hanno riempito in massa gli stadi (uno studio lo ha effettuato il sito web CalcioFinanza al link: https://www.calcioefinanza.it/2023/01/05/serie-a-spettatori-16-giornata-riempimento/) con tassi di riempimento che in Italia non si registravano da diversi anni – in particolare nelle grandi città come Milano e Roma

I tifosi, soprattutto i più esagitati, guardano al calcio come a una «fede». La loro squadra di calcio è la più forte, la più bella, la più meritevole di vincere, ecc. E ciò a prescindere dai risultati effettivi che si ottengono sul campo. Anzi, a volte è proprio la mancanza di risultati che rafforza il rapporto… se una fede non procura sofferenza, che fede è…?

Per i proprietari la prospettiva è diversa. Per loro contano i soldi. Il tifoso è un cliente al quale vendere un prodotto. Alla peggio, se i risultati non arrivano o sono al di sotto di un certo standard, si vende tutto a un altro. Senza sindacare sulla sua provenienza: potrebbe essere addirittura un imprenditore locale!

Quella del calcio di vertice contemporaneo è una situazione di win-win, o di vincere-vincere come dicono gli economisti. I ricchi di tutto il mondo ci investono denaro quasi sicuri di guadagnarne di più. I tifosi di tutto il mondo danno il loro appoggio quasi sicuri che la loro squadra diventerà la più forte di tutte.

E sono tutti contenti.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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