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Una tragedia si è consumata sulle nostre montagne nella giornata di ieri, mercoledì 13 gennaio. Claudio Rossi, 42 enne di Ghiaie di Bonate e soccorritore del 118 è deceduto dopo essere stato travolto da una valanga improvvisa sulla cresta montuosa che divide la Valle Imagna dal Lecchese. Con lui sulla Costa del Palio anche un amico, Luca, che si è miracolosamente salvato, riportando solo alcuni traumi. 

Claudio Rossi

Foto: Fb Claudio Rossi

Chi era Claudio Rossi? Dalla montagna all’amore per gli altri

42 anni, già volontario della Croce Rossa e da anni infermiere all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ma non solo. Claudio Rossi era anche un esperto scialpinista e volontario del Soccorso alpino e speleologico. Viveva con la moglie Ivana Parsi e i due figli Pietro e Martina. Era un amante della montagna e si muoveva sempre con tutto l’equipaggiamento necessario per garantire la propria sicurezza. Compreso “Arva”, l’apparecchio per la ricerca in valanga. 

Oltre alla “sua” montagna, Claudio aveva dedicato la sua vita agli altri. Essere infermiere e soccorritore non era solo un lavoro, ma una missione che Claudio ha svolto con notevole preparazione, grande amore e profonda passione. 

“Un ottimo professionista sempre pronto a mettersi in gioco con una grande umanità”: lo ricordano cosi in ospedale tutti coloro che con lui hanno collaborato in questi anni. Lavorava al Papa Giovanni dal 2002 in terapia intensiva e, dopo 15 anni in rianimazione, prima al Pronto soccorso e da circa tre anni al 118. 

La giornata di ieri: dall’invito agli amici al tragico incidente

Come si evince dagli scatti pubblicati sul suo profilo Facebook, Claudio, che era solito fare escursioni, in solitaria o con gli amici, aveva già invitato alcuni di essi nei giorni scorsi, che avevano però in questa occasione rifiutato, non tanto per la paura di valanghe quanto per le restrizioni anti-Covid. A Claudio si era unito solo uno degli amici, che abitava vicino a lui. 

Dopo aver lasciato l’auto a Fuipiano, in Valle Imagna, intorno ai mille metri di quota, si erano diretti verso la zona del passo di Valbona. Una risalita fatta in gran parte nel bosco, dopo aver imboccato la strada dei Tre Faggi. 

Dopo un dislivello di circa 200 metri, e trascorse poche decine di minuti dalla partenza i due, esperti e attenti, avevano deciso di rientrare. Avevano infatti compreso la pericolosità delle condizioni meteo, ma purtroppo non ne hanno avuto tempo. Proprio in quel momento è avvenuto il distacco della valanga. 

Una valanga partita a monte che ha sorpreso i due amici appena usciti dal bosco: quasi impossibile stabilire se il distacco sia stato spontaneo o provocato. Una valanga che ha trascinato i due sfortunati amici per circa 300 metri, fino al bosco, fermati solo dalle piante.

Il pericolo valanghe, che oggi è salito a marcato era ieri segnalato come “moderato”: il distacco di qualche lastrone potrebbe essere stato dovuto ad un’inversione termica che unita al forte vento ha creato purtroppo le condizioni adatte. Dall’alto dell’elicottero si è notato avesse un fronte di circa 50-60 metri e che ha coinvolto un pendio impervio ma sicuramente insidioso. 

Immediati i soccorsi

A chiamare i soccorsi è stato Luca, l’amico di Claudio, che è riuscito ad emergere dalla neve che l’aveva travolto. Claudio invece è rimasto sepolto: i soccorritori lo hanno infatti notato ore dopo solo per un braccio che fuoriusciva dalla neve. 

Erano circa le 9.30 e i soccorsi sono partiti nell’immediato: due elicotteri da Bergamo e Sondrio, gli uomini del soccorso alpino e speleologico con le unità cinofile. Pronti a intervenire con le unità cinofile anche i vigili del fuoco, al laghetto di Sant’Omobono. 

Il ritrovamento qualche ora dopo: l’infermiere 42enne è stato trovato nel bosco dalle unità cinofile, sepolto sotto 70cm di neve e contro un’albero. Le sue condizioni sono sembrate sin da subito disperate. La morte è stata dichiarata verso le 15.30.

L’elicottero è poi tornato per recuperare Luca, l’amico, trasportato per accertamenti in ospedale, fortunatamente non in gravi condizioni. 

Il ricordo dei famigliari di Claudio Rossi

A ricordare con parole piene d’amore e di dolore il suo Claudio è stata proprio la moglie Ivana, che all’Eco di Bergamo ha raccontato dell’amore per la montagna del marito: “Andava in montagna sin da piccolo ed è sempre stato prudente. Lui era un grande sportivo: aveva iniziato a sei anni con il ciclismo e fino ai 18 anni l’aveva sempre seguito il papà. Ma era anche appassionato di sci alpinismo e delle corse in montagna. Da circa tre anni lavorava in elisoccorso alla Soreu alpina dell’Asst Papa Giovanni XXIII. Aveva iniziato la sua vita professionale come infermiere in terapia intensiva al Policlinico San Pietro e poi, per 15 anni, in Rianimazione agli ex Ospedali Riuniti di Bergamo”.

Una decisione quella presa nella mattinata di ieri, in un giorno di ferie, dopo tanto tempo. La voglia di tornare sulla montagna, con un’amico. Quella montagna che “era la sua grande passione” e che lo ha strappato alla vita.  

A ricordare Claudio anche il fratello Roberto: “Anche io ero appassionato della montagna e quando era bambino lo portavo con me. Col tempo lui se ne era innamorato sempre di pi˘ ed era sempre stato molto prudente. Aveva anche fatto alcune gare, come l”Orobie Ultra Trail”.

Claudio ha lasciato nel dolore anche la sorella Marina, papà Luigi e mamma Mari, e Monsignor Galdino Beretta che sempre all’Eco ha parlato di Claudio: “Mio nipote era proprio un bravo ragazzo, disponibile e molto generoso che non si stancava mai, ha fatto il volontario sulle ambulanze, e ha sempre fatto con passione il suo lavoro d’infermiere”.

Il tweet di Areu e la vicinanza dei vertici dell’Ospedale

Nella mattinata di oggi, Areu, Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia, ha voluto ricordare Claudio, un collega, ed esprimere la vicinanza alla famiglia. 

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Un messaggio di cordoglio alla famiglia anche da parte dei vertici dell’Ospedale dove Claudio lavorava: “Era una persona molto stimata un ottimo professionista molto competente, che era riuscito a compiere un importante percorso professionale con dedizione e passione”.

I colleghi del 118: “Claudio aveva il profilo adatto al nostro lavoro”

“Ci siamo conosciuti quando ancora lavorava in Terapia intensiva, poi cinque o sei anni fa si era spostato al pronto soccorso. Tre anni fa era arrivato al 118, cosa che auspicavo perché aveva il profilo adatto al nostro lavoro: era un alpinista esperto e fisicamente molto dotato”.

A parlare sempre con l’Eco di Bergamo nel tentativo di tracciare un immagine di Claudio che sia il più completa possibile anche Oliviero Valoti, responsabile del 118 di Bergamo. Collaboratore si, ma anche amico di Claudio.  

“Nel 2016 era entrato in elisoccorso e si era rammaricato perché proprio quell’anno io ero andato a Trento e non avevamo potuto lavorare insieme. Al 118 i suoi compiti erano diversi: stava in sala operativa a rispondere al telefono, usciva sulle automediche e auto infermierizzate, era referente degli infermieri per l’elisoccorso. Sempre gentile, pacato, non mi ricordo di averlo visto una volta arrabbiato. Ci accomunava la passione per la montagna e per lo sci di fondo, poi lui si era spostato sullo scialpinismo. Abbiamo fatto tre o quattro Marcialonga insieme. Ogni volta che il lavoro e la famiglia glielo consentivano partiva e mi mandava sempre le foto dei posti in cui andava, per farmi invidia”

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