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Altro che Donizetti Night. I bresciani, che sembrano simili ai bergamaschi, ma sono molto più svegli e aperti al mondo, l’hanno chiamata semplicemente “Festa dell’Opera” (sabato è andata in scena la 12esima edizione).

Oltre 40 appuntamenti musicali ad accesso gratuito che dall’alba al tramonto, primo spettacolo alle 5,30, hanno tenuto compagnia “nei luoghi più iconici e suggestivi di Brescia, dalle sedi culturali ai chiostri e cortili cittadini, passando per chiese e spazi d’arte innovativi fino a location di periferia” come recita il cartellone.

Senza la guida di improvvisati bagnìni e senza inutili provocazioni kitsch, senza bisogno di sfruttare il nome di un compositore per inventarsi un brand inesistente, i bresciani hanno richiamato migliaia di persone con la semplicità della musica, della cultura che non ha bisogno di orpelli da show televisivo per arrivare anche alle masse. E tutti si sono ritrovati senza dividersi sul buon gusto.

L’abbinata della Capitale della Cultura forse può essere utile a chi non riesce ad uscire dal proprio orto per provare ad allargare l’orizzonte. Non c’è bisogno di spingersi fino a Milano. Basta Brescia per dimostrare che Bergamo deve ancora crescere molto per sprovincializzarsi.

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