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Il consumo di alcol è entrato, ormai, a far parte della quotidianità della nostra vita. Proprio per questo sempre più, nel nostro paese, ci si sta occupando del problema dell’abuso alcolico come fattore di rischio per la salute pubblica e, nello specifico, dei comportamenti pericolosi ad esso associati. In particolare, vorremmo approfondire in questo articolo il tema dell’abuso di alcol quando ci si mette alla guida. Dal bilancio dell’attività della Polizia stradale è emerso che nel 2017 ci sono stati meno incidenti rispetto agli anni precedenti, ma più vittime sulle strade. Sono aumentate, inoltre, le stragi del sabato sera. Nelle notti dei fine settimana (dalle ore 00,00 alle 06,00 di sabato e domenica), Polizia Stradale e Carabinieri hanno rilevato 2785 incidenti (55 in più rispetto al 2016) che hanno causato 105 vittime (3 in più del 2016). Questi dati sono preoccupanti, specialmente se pensiamo che spesso le vittime sono i più giovani. Un dato che fa riflettere è quanto capitato in Bergamasca nella notte tra sabato 7 e domenica 8 aprile quando i carabinieri di Zogno hanno prestato un servizio straordinario per la prevenzione delle stragi del sabato sera. Il posto di blocco a San Pellegrino ha permesso il controllo di circa 30 auto e il ritiro di 5 patenti per tasso alcolemico superiore al limite consentito dalla legge. L’età della persone denunciate era compresa tra i 26 e i 52 anni. Parliamo di “stargi del sabato sera” perché tendenzialmente i ragazzi consumano alcol in modo occasionale nei fine settimana al fine di produrre un’alterazione dello stato di coscienza (“lo sballo”). Ma, purtroppo, non è necessario essere alcolisti per essere esposti alle conseguenze negative di un inappropriato consumo di alcol. Un rapporto inadeguato con l’alcol non è solo quello tipico dell’alcolismo, inteso come una condizione di dipendenza psico-fisica dalla sostanza, ma è anche quello che espone ad altri comportamenti a rischio quali risse, infortuni, incidenti stradali e atti sessuali non protetti.


Negli ultimi dieci anni, in Italia, si è passati da un modello di assunzione alcolica tipicamente mediterraneo (consumo della bevanda alcolica ai pasti) ad un modello di stampo nord-europeo, caratterizzato dall’assunzione di bevande alcoliche fuori dai pasti, in modo meno frequente, ma in maggiore quantità. Questo ha comportato un progressivo aumento del numero di giovani coinvolti in episodi di ” binge drinking “. Cosa vuol dire? Con binge drinking ci riferiamo all’assunzione, in un arco di tempo ridotto, di un consistente quantitativo di alcol in cui non sia importante la qualità di ciò che si beve, ma che gradazione e quantità siano tali da permettere lo “sballo”. L’alcol diviene in questo modo un valido sostituto delle droghe, consentendo di raggiungere uno stato di alterazione psicofisica in modo legale e socialmente accettato. La precisa e cosciente intenzione di ubriacarsi con tali modalità in modo frequente diviene, quindi, esplicita espressione di un comportamento deviante. Il desiderio che ne sta alla base è spesso quello di evadere da situazioni problematiche e di facilitare le relazioni sociali, in particolar modo gli approcci sessuali. Quando ci mette alla guida, però tutto ciò diventa molto pericoloso. Il nostro cervello al volante deve costantemente percepire, riconoscere, decidere e agire. Se è vero che con il minimo tasso alcolemico siamo in grado di accendere la macchina, farla partire, guidare dritto e fare le curve (tutto da vedere poi…), più aumenta la percentuale di alcol nel sangue più si riducono le nostre abilità cognitive. Se ci ritroviamo in una situazione di emergenza-pericolo improvviso abbiamo, quindi, maggiore probabilità di fare incidenti. Un aspetto sul quale è bene riflettere. Ma come affrontare questa situazione in qualità di genitori? Non esiste una risposta preconfezionata che non sia calata nella situazione specifica. Ciò che è importante è cercare di favorire la comunicazione ed un ascolto rispettoso delle difficoltà dei propri figli. Nella complessità del contesto familiare, il ruolo del genitore dovrebbe essere quello di favorire delle letture o delle possibilità di soluzione alternative all’alcol. Qualora ciò fatichi a realizzarsi, il sostegno di un professionista potrebbe essere utile.


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Autore

Silvia Calenda

Psicologa (laurea in Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica a Padova) , psicoterapeuta cognitivo-costruttivista in formazione

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