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L’intervista al candidato sindaco Mariagrazia Vergani (58 anni, insegnante) in campo per le elezioni amministrative 2019 a Ranica con la lista civica “Proposta per Ranica. Un paese che guarda al futuro” sostenuta dal centrosinistra.




Perché ha scelto di ricandidarsi alla carica di sindaco?
Ho scelto di ricandidarmi alla carica di Sindaco perché ritengo che, con la nuova squadra, potremo migliorare ulteriormente il nostro paese e la qualità della vita dei ranichesi. Ranica, in questi anni, è cambiata grazie alle molte opere realizzate in campo urbanistico e ambientale, agli investimenti sulle politiche inerenti la sicurezza, il sociale, l’educazione, la cultura. Possiamo consolidare quanto fatto sino ad oggi, completare le opere in corso e realizzare nuove progettualità, che stanno muovendo i primi passi, a sostegno della fragilità, del lavoro, dell’infanzia, della famiglia, della promozione del territorio. Inoltre sono garanzia di continuità di 24 anni di Amministrazione virtuosa, con i conti in ordine.

Tre doti che ritiene di possedere per amministrare nel modo migliore?
Passione, disponibilità al confronto, onestà.

Cosa considera il suo capolavoro amministrativo in questi cinque anni? Di cosa va fiera?
Di attività e progetti di diversa natura ne abbiamo fatti molti, ma quello di cui vado fiera è la realizzazione della “Casa delle Associazioni” in un edificio (risalente al 1904) ricco di storia per i ranichesi. Agli inizi del secolo scorso, è stato sede di una scuola privata svizzera, della “biblioteca circolante” e delle scuole elementari; successivamente dell’ufficio postale, della banda, delle medie, casa del bidello e di profughi Albanesi, della biblioteca comunale sino al 2010, e di alcune associazioni. La ristrutturazione è stata possibile grazie ad una donazione di circa 800.000 euro, vincolata a fini sociali. Una scelta condivisa con le donatrici e con il territorio. Abbiamo fortemente voluto un luogo di dialogo tra le generazioni e tra pari, fondamentale per creare occasioni, come nel passato, capaci di portare le persone a scambiarsi esperienze impegnative ed importanti, a costruire relazioni. Abbiamo restituito alla comunità un edificio più funzionale e a norma, rispondente ai bisogni dell’oggi, nella prospettiva del domani. E’ la casa di associazioni storiche del Comune (Alpini, Banda, AVIS, AIDO, Aiutiamoli a Vivere), ma anche di nuove associazioni che fanno proposte di diverso tipo: musica, teatro, giocoleria, danza, canto, laboratori creativi a fini solidaristici, coltivazione dell’orto sociale. Inoltre, all’ultimo piano, è stato recentemente allestito uno spazio di coworking solidale con otto postazioni di lavoro. Il coworking solidale non è semplice condivisione di spazi e messa in comune di competenze, ma l’attività dei coworkers deve legarsi al territorio sia sotto forma di progettualità che di servizi erogabili alla popolazione.

Cosa manca al paese che lei si impegnerà, se eletta, a concretizzare?
I dati demografici ci dicono che Ranica è un paese con un indice di vecchia molto alto. Nel prossimo quinquennio è facile che gli over 65 doppino gli under 14. Mi impegnerei quindi per la realizzazione di una nuova proposta abitativa per le persone anziane, parzialmente autosufficienti, che per diverse ragioni (una casa con barriere architettoniche, lontana dal centro, scarsa rete parentale o di vicinato) hanno bisogno di una “cura leggera”. Un contesto abitativo comunitario che prevede camera singola con bagno privato e alcuni spazi comuni, per consentire alle persone di rimanere quanto più a lungo possibile nel proprio contesto di vita, in un ambiente controllato e protetto che favorisca il mantenimento della socialità, della relazione e l’adeguato sostegno alle autonomie residue. Un luogo che offre servizi a supporto della gestione della quotidianità ( lavanderia, fare spese, preparazione dei pasti, gestione dei farmaci..)

Come intende affrontare le situazioni di marginalità sociale del suo territorio?
La marginalità sociale è tipica della società globale e dipende da diversi fattori: carenza di lavoro, precarietà economica, povertà di legami familiari e sociali, vulnerabilità ed inadeguatezza. Necessita, pertanto, di una serie politiche sociali di inclusione agendo sulle cause che le determinano. E’ necessario fare scelte, a livello comunale, sovraccomunale e di Ambito che mettono al centro la persona e che attivano il protagonismo dei soggetti coinvolti. Dall’attivazione di borse lavoro, all’accompagnamento nella stesura del bilancio delle competenze, alla realizzazione di alloggi e/o alla stipula di accordi per “l’abitare”, in forma autonoma o protetta, oltre a prevedere agevolazioni e contributi economici. E’ indispensabile fare rete con le realtà associative del territorio, punti di riferimento importantissimi sia per l’ aspetto assistenziale che per quello sociale e del protagonismo.

Come descriverebbe Ranica ad un estraneo?
Con le parole dei cittadini che, dopo alcuni mesi di residenza a Ranica, sono venuti in Comune per conoscermi e farsi conoscere. Mi hanno ribadito come Ranica sia “… un Paese curato e bello, con tanti servizi, proposte di qualità e una rete sociale importante che si percepisce. Un paese in cui si sta bene.”

Quale è oggi la difficoltà maggiore nell’essere sindaco?
L’incertezza della norma, la complessità delle procedure, i tempi pressanti. E’ sempre più difficile fare pianificazioni triennali certe, in termini di opere e di servizi, in assenza di regole certe. In questi ultimi anni sono cambiate più volte le disposizioni inerenti la redazione dei bilanci, il trasferimento dei fondi, l’assunzione del personale, l’affidamento dei servizi. Personalmente, da Sindaco di un paese virtuoso, sento il bisogno di certezza, di snellimento delle procedure e di maggiore flessibilità.

Se guarda nei paesi vicini cosa le piacerebbe portare anche nel suo Comune?
La residenza leggera per anziani.

Il suo politico di riferimento (anche passato) e perché?
Più di uno in realtà e ne cito almeno due. Enrico Berlinguer e Aldo Moro perché durante la mia giovinezza sono stati esempi di politica dialogante, di politica reale, basata sulla concretezza, rifuggendo da ogni influenza ideologica.

A un indeciso in cabina elettorale cosa gli suggerirebbe per farsi votare?
Di darmi fiducia perché abbiamo lavorato bene, ma possiamo fare ancora meglio. Di votarmi per evitare che venga stravolto il Piano di Governo del Territorio, recentemente approvato, e perché l’intervento di recupero dell’area Zopfi segua uno sviluppo all’insegna della sostenibilità. Chiedo di votarmi perché posso contare su una squadra forte, motivata e con competenze diverse. Sette dei dodici candidati, impegnati a vario titolo nella nostra comunità, si candidano per la prima volta.


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