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Chiesta nuovamente l’archiviazione del Caso Pamiro, l’insegnante musicista 44enne trovato morto il 29 giugno 2020 in un cantiere in via don Primo Mazzolari ai Sabbioni di Crema. Una prima richiesta di archiviazione era già stata inviata quest’estate a luglio dove il procuratore Pellicano aveva dichiarato che trattasi di “… un drammatico fatto che riguarda la vita privata delle persone”, e “di aver raggiunto elementi sufficienti per escludere le responsabilità di terzi nella vicenda e quindi che non si tratti di omicidio o di giallo, come dichiara la stampa/ i media”.

Oggi però, il sostituto procuratore di Cremona, Davide Rocco, ha formulato al gip la richiesta di archiviare il procedimento per ”infondatezza della notizia di reato” dato l’articolo 408 del Codice di procedura penale ovvero: “… al termine delle indagini preliminari, il pubblico ministero non sarebbe in possesso di elementi idonei a sostenere l’accusa nel processo penale e per logica, in caso di rinvio a giudizio in caso di udienza penale, questa si concluderebbe con una sentenza di assoluzione per mancanza di elementi probatori che giustifichino la condanna dell’imputato.

Come pseudo ”imputata”(atto dovuto) era stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario la moglie di Mauro, Debora Stella, 40 anni. L’avviso d’archiviazione è stato notificato anche come parti offese ai genitori di Pamiro, Franco Pamiro e Marialuisa Belloni, assistiti rispettivamente dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni e dall’avvocato Antonino Andronico. “Ci attiveremo – dice Tizzoni – per recuperare gli atti e fare le opportune valutazioni coi familiari e nostri consulenti: le indagini (per noi n.d.r.) andranno avanti: dobbiamo scoprire la verità“.

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