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È stata definita la generazione più fortunata della storia. Almeno in area occidentale. Quella nata dopo la Seconda Guerra mondiale, dal 1945 agli anni Sessanta. Quella che oggi viene definita dei boomers. I più fortunati perché passati indenni da altre guerre mondiali e che pertanto hanno usufruito del progresso veloce di tecnologie impensabili che hanno reso estremamente comoda e più facile la vita quotidiana e portando un generale benessere economico anch’esso, fino ad allora, impensato. La generazione, insomma, che ha costruito il modello sociale che oggi tutti noi conosciamo, con tutti i molti aspetti positivi e anche con qualche aspetto negativo.

A questa generazione appartiene a pieno titolo e da protagonista rilevante Giuliano Asperti, scrittore di Alzano lombardo che ha recentemente dato alle stampe un notevole volume biografico che percorre la seconda metà del novecento e questo primo ventennio del nuovo millennio: Come i girasoli. Noi ragazzi del dopoguerra

Un itinerario storico, sociale, politico, economico che partendo da Alzano Lombardo si dipana in ambito nazionale e poi anche in giro per il mondo. Dove considerazioni biografiche seguono una sorta di diario individuale tra amori, amici, colleghi, rivali, episodi familiari, espandendosi poi sempre più, tramite le promozioni professionali, nella nostra storia recente fatta di incarichi politici, direzioni aziendali pubbliche e private, responsabilità finanziarie. Tutte di alto profilo e in alcuni gangli strategici della realtà italiana. Basti pensare che Asperti è stato membro del Comitato Centrale e Consigliere Regionale del PCI, manager apicale di grandi imprese private come Pigna Spa, Deroma Spa, PM Spa, SIA Spa, F2i Spa, Banca Imi spa, Assolombarda, Confindustra, ma anche pubbliche come MM ( Metropitana di Milano) all’epoca di mani pulite.

La storia avvincente e sorprendente di un ragazzo di buona, ma povera, famiglia bergamasca che grazie alle capacità personali e lungimiranza intellettuale,  si è  imposto ben oltre gli ambiti della sua provincia, portando nei vari settori che lo hanno visto impegnato, progettualità evolutive e pragmatismo costruttivo. Il libro lascia capire come dalla distruzione del dopoguerra, una generazione abbia messo in atto, e al tempo stesso  beneficiato, uno sviluppo civile ed economico mai conosciuto prima. In esso la personalità non comune di Giuliano Asperti ha saputo emergere perché, come si evince chiaramente dal libro, sempre basata su valori fondamentali come l’impegno, il sacrificio, la passione e l’etica, dai quali trae origine lo stesso successo.

Valori che emergono frequentemente leggendo il succedersi dei vari capitoli, sempre collegati a esperienze personali e dirette. A partire dall’educazione cattolica popolare e profonda in una famiglia povera in un’epoca di poveri. Al ruolo dell’amore e della famiglia. Alla storia del PCI vista dall’interno, con episodi anche bergamaschi, fino alla rottura e al crollo del comunismo. Alla storia della Pigna anni 90 che Asperti seppe sviluppare in campo mondiale. A Mani pulite (il potente Craxi chiedeva: Asperti è affidabile?) quando a Milano la Procura innescò inchieste e arresti senza fine, con la testimonianza di particolari inediti che solo l’autore poteva conoscere. Allo sviluppo della Cina in prima persona perché attivo sul posto e in quelle aziende. Al mondo della finanza che conta, vista da vicino anche con benevola ironia. Con una sorta di apologia finale quanto originale del “Pota” visto per la prima volta in una visione culturale che amplifica il carattere del popolo bergamasco , partendo dall’esperienza del Covid.

Sotto traccia appare sempre una sorta di dubbio filosofico dove la riflessione e la razionalità lasciano anche intendere il positivismo delle idee  (che muovono la Storia), la fiducia nello sviluppo progressivo dell’umanità e il tormento, irrisolto, di un assoluto e un al di là.

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