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È dibattito di questi giorni la posizione del PD sul referendum relativo al taglio dei parlamentari. Alla fine, dopo molte discussioni interne, il segretario Nicola Zingaretti si è speso per il “SI“. Ma nel partito ci sono un nutrito gruppo di sostenitori del “NO“. Una linea da taluni (anche a Bergamo) pubblicizzata con nonchalance sui social senza il ben che minimo rispetto per il Segretario.

Ora, chi vi scrive ha la tessera PD dal 2011 e ha sempre accettato le vittorie e sconfitte alle primarie, così come alle elezioni. Ma sulle linee guida da adottare in momenti come questi mi domando a cosa serva un partito o una tessera nel portafoglio se poi ognuno si sente tenuto a tradire la linea di chi è a capo del partito usando la parola democrazia per difendere una posizione personale e minoritaria che pare serva solo per per ambizioni personali.

No, signori miei! Non si chiama democrazia fare sempre battaglia interna in nome di costituzione, rappresentanza, valori etc… Si chiama anarchia. Sono due cose molto diverse e i responsabili di partito, siano essi provinciali, regionali o nazionali, dovrebbero dirlo chiaramente e non trincerarsi in un quieto vivere da cultori della tiepidezza. Qualsiasi gruppo di persone che ha finalità comuni (che sia il circolo di tennis del quartiere o il vecchio Politburo sovietico) deve avere delle regole precise. Invece negli ultimi anni abbiamo visto l’esatto contrario.

Passano gli anni e l’andazzo sembra essere lo stesso. La linea di partito viene messa in discussione sempre e comunque perché se così non fosse, dicono i refrattari alle linee guida, la democrazia sarebbe in costante pericolo e senza approdi per essere salvaguardata. Ma come si fa a guidare un partito in queste condizioni? Come si fa a redigere un programma e a dare punti di riferimento se quello che viene detto il lunedì viene messo in discussione il martedì.

Ai tempi di Berlinguer certe cose non sarebbero state tollerate, eppure si era nello stesso stato di diritto con la stessa Costituzione e la stessa democrazia di oggi. È come una squadra di calcio dove ogni uomo gioca da solo il suo pallone, come credete che vada a finire?

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Autore

Davide Bettinelli

Nato a Trescore nel 1982. Diplomato alla "Pesenti". Occupazione operaio metalmeccanico. Membro del consiglio di fabbrica per la CISL dal 2006 al 2014. Calcio CSI dal 2003 al 2009. 1° posto Endenna gruppo di campionato 2007-2008 Arbitro CSI dal 2009 al 2011. Presidente calcio a 5 CSI dal 2010 al 2013 della Mirafiori. 1° posto gruppo E nella stagione 2011-2012. 1° posto torneo Epifania a Berbenno nel 2011. Tennis a livello amatoriale dal 2013 al 2017. Miglior risultato quarti di finale torneo Quarenga 2016. Iscritto al PD dal 2010

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