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Nel corso del 2020 c’è stato un sorpasso storico: le persone hanno guardato più lo schermo del telefono cellulare che quello della televisione. Questo almeno negli Usa, dove il cellulare ha battuto la tv per 4 ore a 3,7 (ne ha parlato Yuri Di Prodo sul sito web Macitynet, al link: https://www.macitynet.it/gli-americani-preferiscono-le-app-alla-tv/). Lo stesso fenomeno si è verificato anche in altre nazioni dove le tecnologie informatiche sono molto utilizzate, come Cina, Giappone, Corea del Sud e Gran Bretagna.

E in Italia? Il sorpasso è anche più eclatante, perché oltre al cellulare molte persone utilizzano il computer… e la tv perde ancora di più. Il dato viene da una ricerca congiunta tra Università degli studi di Milano e Corecom Lombardia, di cui ha scritto Sara Bernacchia su la Repubblica cartacea dello scoro 30 marzo. Risulta che l’utilizzo del computer, tra studenti in Dad e lavoratori in smart working, supera le 3 ore al giorno, e a questo si aggiunge l’utilizzo del cellulare, per divertimento, socializzazione o anche lavoro – anche in questo caso per più di 3 ore al giorno di media.

La somma è di quasi 7 ore al giorno. Per la tv resta ben poco.

Il fatto notevole è che l’aumento dell’uso del telefonino riguarda tutte le fasce d’età. Gli adulti tra 56 e 74 anni hanno aumentato del 30%, i giovani tra 24 e 39 anni hanno aumentato del 18%, i bambini e ragazzi tra 8 e 23 anni hanno aumentato del 16%.

Tutto ciò ha avuto un deciso impatto economico, valutabile in oltre 120 miliardi di euro spesi nelle app.

Questi dati sono, in parte, inaspettati. Con i vari lockdown causati dalla pandemia da Covid 19, ci si sarebbe aspettati un aumento del numero di ore passate davanti alla tv, con milioni di persone spaparanzate sul divano perché costrette a stare in casa.

Invece è successo altro. Le persone hanno apprezzato di più una tecnologia da fruire attivamente, come quella dello smartphone, rispetto a una tecnologia da subire passivamente come quella televisiva.

È un fenomeno interessante.

Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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