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Chi semina con amore raccoglie in abbondanza. E l’alpino Franco Pini di Ponteranica è stato un uomo che non è indietreggiato davanti alla vocazione, semplice ma radicale, di convertirsi alla sequela del buon seminatore.



La testimonianza più evidente, e commovente, del suo spendersi per un angolo di mondo nel cuore dell’Africa è stata la grande partecipazione ai suoi funerali, sabato mattina, alla chiesa parrocchiale della Ramera. Fede, speranza e carità sono stati i cardini sui quali Franco ha edificato il suo essere uomo aperto alle necessità delle prossimo.La nostra preghiera – ha detto il parroco don Flavio Rosa – sia consapevole di accompagnarlo all’ultimo definitivo passaggio”. E’ stato un funerale, certo, con tutto il dolore e l’amarezza di aver perso una persona esemplare, anche se a tratti l’impressione era quella di condividere una festa di ringraziamento al Signore per il grande regalo di Franco. La prima lettura è stata tratta dal libro di Tobia: “L’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre. Per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo”. Parole che Franco ha impastato nelle sue azioni quotidiane in 36 anni di missione di Nyagwethe vicino al lago Vittoria. Ha “giocato” una FarmVille tutta particolare, non con gli occhi al display di un cellulare, ma fisicamente in un villaggio vero portando, con persistente costanza, opere e ottimismo.

La sua gioia di vivere l’ha manifestata fino alla fine – ha continuato don Flavio – Ha giocato a braccio di ferro con il Signore per restare aggrappato alla sua vivida esistenza”. “Oggi siamo tantissimi a darti l’ultimo saluto – ha detto il sindaco Alberto Nevola al termine dell’eucarestia – a testimonianza dell’affetto, della stima e della riconoscenza che ti sei guadagnato sul campo. Una vita intensa e vissuta, vissuta come la volevi tu: con il sorriso sulle labbra e sempre pronto ad aiutare il prossimo. La tua vocazione missionaria, unita ad una forza di volontà incrollabile, hanno contribuito in modo determinante al riscatto umano e materiale delle genti di Nyagwethe, ponendo le basi per un modello di sviluppo quanto mai attuale basato sull’autonomia e sulla crescita culturale”. Il sindaco ha anche ricordato al civica benemerenza assegnata per i meriti di Franco. “E’ poca cosa rispetto ai ben più importanti riconoscimenti che hai ricevuto, ma certifica e suggella un legame forte ed indissolubile con la nostra comunità. Un legame che, anche da lontano e con l’auito della tua splendida famiglia, hai sempre saputo tenere vivo, coinvolgendo molti di noi nei tuoi progetti e nelle tue iniziative con un entusiasmo ed una gioia di vivere contagiosi. Oggi i tuoi concittadini ti salutano, orgogliosi e grati di tutto quello che hai saputo darci”.

Anche Carlo Scalvedi, dell’associazione Franco Pini onlus ha voluto condividere un suo lungo scritto: “Non chiedetemi perchè ritengo Franco un Grande Uomo. Ognuno di noi lo sa ed è qui per testimoniarlo nella preghiera e nelle lascime. Ciò che voglio esprimere a nome di tutti, ne sono certo, è la gratitudine a Dio che ci ha fatto un dono immeritato: ci ha fatto conoscere Franco e condividere la sua Fede e la sua meravigliosa opera umanitaria. Condividere è proprio la parola giusta perché Franco non è mai stato geloso del “suo donare”, non ha mai vissuto in esclusiva questo suo successo della Fede, lo ha voluto condividere con gli ultimi e con tutto gli uomini e le donne di buona volontà. Dio è meraviglioso e lui lo sapeva bene e lo testimoniava, fidandosi sempre della Provvidenza: la sua missione era pericolosa (lui ne era cosciente), era difficile e dolorosa (le spine della malaria hanno più volte afflitto lui e la moglie Rosetta), ma soprattutto era faticosa (il Calvario non è mai in discesa). … La tua Associazione Franco Pini onlus è oggi pronta a prendere in mano il testimone. Non sarà certo facile e ne sentiamo gia il peso. Ma il gruppo è solido e i tuoi valori ci accompagneranno in questa nuova avventura umanitaria”. Tanti gli applausi, tante le lacrime, tanti i messaggi di autentico affetto.

E’ stato un funerale, certo, ma è stata anche una festa. Padre Luca Poli (passionista) ha parlato per ultimo. “Ho portato io Franco a conoscere il Lago Vittoria. Lì ha imparato l’Ave Maria in lingua Luo. Era la preghiera che ogni sera racchiudeva tutto ciò che si è fatto nella giornata. Adesso a Nyagwethe stanno pregando, come noi stiamo pregando. E sono sicuro che stanno recitando la sua Ave Maria”. All’uscita di chiesa il picchetto d’onore degli alpini con il presidente Carlo Marcalli con i labari e i tricolori alzati al passaggio della salma. “Nonno a 84 anni sei bello – ha detto una nipote – perchè sei vivo anche oggi e lo sarai anche domani”. Ciao Franco.


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